2009-01-22 15:51:44

Caso Englaro. Il cardinale Poletto invita i medici cattolici all'obiezione di coscienza


La clinica 'La Quiete' di Udine deciderà la prossima settimana se accogliere Eluana Englaro per sospendere alimentazione e idratazione artificiale, che, però, secondo il ministro del Welfare Sacconi sono un dovere. Sulla vicenda, stamattina, era intervenuto il cardinale Severino Poletto, arcivescovo di Torino, secondo il quale “i medici cattolici che si trovassero a lavorare nell'ospedale dove si intende interrompere l'alimentazione di una persona, dovrebbero obiettare e rifiutarsi di farlo”. Alessandro Guarasci ha sentito il parere del presidente dell’Associazione Medici Cattolici, Vincenzo Saraceni:

R. – Io ho avuto già modo di dire che l’autonomia professionale dei medici comincia proprio con la libertà di coscienza, e quindi con la possibilità di esercitare quest’obiezione nei confronti di tutto ciò che è contrario alla coscienza. Quindi, io non ho alcun dubbio che, in casi come questo, in cui è in gioco la vita del paziente, il medico possa esercitare l’obiezione di coscienza.

 
D. – Dunque, la legge di Dio – come dice il cardinale – prevale sulla legge umana, quando questa è cattiva...

 
R. – Sì, ma ritengo che, in questo caso, legge divina e legge umana – perlomeno così come è presente nella nostra Costituzione – dicano la stessa cosa: la vita umana non è disponibile, quindi nessuno ne può disporre a piacimento. Quindi credo che, in questo caso, ci sia una perfetta coincidenza su quella che è la legge di Dio e quello che è il punto di approdo di una cultura bimillenaria che è sempre stata a difesa dalla vita.

 
D. – Quest’appello può, in qualche modo, fare breccia anche nei cuori dei medici che però non sono credenti?

 
R. – Ecco, proprio questo dicevo: siccome ritengo che questa cultura di difesa della vita sia scritta nel cuore degli uomini – e quindi anche nel cuore della professione sanitaria - io ritengo che possa essere accolta da tutti.

 
D. – Come risponde a chi dice che bisogna rispettare la volontà del padre di Eluana?

 
R. – Bisogna rispettare la volontà del paziente; questo è un valore – diciamo così – che sta emergendo nella nostra cultura. In questo caso, però – quello di Eluana Englaro – è in gioco un sostegno vitale, non una cura, e quindi probabilmente su questa non c’è un’autodeterminazione da rispettare.

 
D. – Questo comunque, secondo Lei, vuol dire che bisognerà arrivare, prima o poi, ad una legge sul fine-vita?

 
R. – Io ritengo di sì. Ecco, credo che sarebbe preoccupante e sarebbe peggio se su queste cose decidessero i giudici; è bene che si metta mano con una legge: anche se non sarà facile, bisognerà trovare un punto di sintesi equilibrato. Ritengo che sia necessario.







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