Il Vangelo nell'era di Internet al centro del convegno "Chiesa in rete 2.0"
A meno di 15 anni dalla diffusione popolare di Internet la rete sta consolidando il
suo ruolo di medium privilegiato e, nell’era del cosiddetto web 2.0, la Chiesa non
resta a guardare. Ma si può comunicare il Vangelo sul web? Per fare il punto su questa
domanda si è concluso ieri a Roma il convegno nazionale “Chiesa in rete 2.0” organizzato
dalla Conferenza episcopale italiana. Tra i vari interventi quelli di mons. Mariano
Crociata, segretario generale della Cei e don Domenico Pompili, direttore
dell’Ufficio comunicazioni sociali. Ascoltiamoli, a partire da mons. Crociata, nelle
interviste di Paolo Ondarza.
R. -
Internet presenta indubbiamente delle sfide sempre nuove. Noi abbiamo la responsabilità
di educare e di educarci, questo è sicuro, ad un uso responsabile, al rapporto con
le nuove generazioni e con i piccoli che, nondimeno, hanno in questi mezzi una peculiarità
di conoscenza e di utilizzazione notevole. D. - Internet può
essere uno strumento di comunione e di evangelizzazione... R.
- Può essere uno strumento se viene utilizzato in maniera responsabile, opportuna
e competente. D. - Don Domenico Pompili, Internet cambia: come
si pone la Chiesa nei confronti di questi cambiamenti? R. -
Con un atteggiamento sicuramente curioso. Mi pare che il web 2.0 attesti che si passa
da una fase prevalentemente passiva, in cui si fruiva di contenuti prodotti da altri,
ad una fase interattiva, in cui ciascuno a suo modo è partecipe e reso protagonista
attivo della comunicazione. D. - Spesso si contrappone il reale
al virtuale, una contrapposizione che può anche essere pericolosa... R.
- Personalmente, pur ritenendo che il reale e il virtuale siano due dimensioni obiettivamente
diverse, credo non si debba creare una contrapposizione troppo marcata, perchè ritengo
che il virtuale possa essere la premessa per passare da una semplice connessione ad
una più compiuta relazione. D. - Internet oggi crea davvero
relazione? R. - Necessariamente, la comunicazione virtuale ha,
oltre che delle straordinarie possibilità, anche delle particolari ambiguità. Ritengo,
però, che la Chiesa debba necessariamente fare i conti con questa realtà, tenuto conto
che - stando anche agli ultimi dati di indagini del Censis - per quel che riguarda
l’Italia, circa il 68, il 70 per cento degli under 35, fa quotidianamente riferimento
a questa forma di linguaggio. D. - Il viaggio, dunque, della
Chiesa su Internet non comincia oggi. Un bilancio del lavoro svolto finora... R.
- Mi pare che la Chiesa abbia mostrato sin dall’inizio un’attenzione particolare,
a riprova del fatto che ogni volta che c’è un cambio tecnologico, la Chiesa non si
mostra distante o estranea, ma al contrario si lascia coinvolgere. E' stata presentata
in questo convegno, tra l’altro, una inchiesta che descrive il rapporto tra parrocchie
ed Internet, e si attesta in questa inchiesta che sono circa 12 mila attualmente i
siti cattolici nel nostro territorio. Si è fatto già un grande cammino, anche se dobbiamo
in qualche modo seguire le strade di questa comunicazione che cambia continuamente.