Il cardinale Bertone auspica una presenza più incisiva dei cattolici nella società
messicana
Una nuova sintesi tra fede e cultura per rendere più incisiva la presenza dei cattolici
nella società messicana. Il cardinale Tarcisio Bertone, segretario di Stato, risveglia
così il mondo della cultura che ha incontrato, lunedì scorso, a Querétaro, nel teatro
dove il 5 febbraio 1917 venne promulgata la costituzione del Paese. Lo riferisce l’Osservatore
Romano. L'incontro ha offerto l'occasione "per riflettere sulla presenza della Chiesa
e dei cattolici nella vita pubblica del Paese e sul loro ruolo nella configurazione
della cultura messicana", incoraggiando "tutti coloro che cercano risolutamente di
gettare ponti fra la fede e la ragione", promuovendo "il dialogo franco e cordiale
fra la fede e la scienza" e stabilendo "relazioni fluide e feconde fra la fede e la
cultura". Parlare della presenza della Chiesa nella vita pubblica, ha sostenuto il
cardinale, "significa anche parlare della cultura, che è come la vita di un popolo",
per "sviluppare tutte le potenzialità che racchiude".
Nel XX secolo la cultura
cattolica in Messico è rimasta ai margini. Il porporato ha ricordato le persecuzioni
subite dalla Chiesa nel Paese: "La Chiesa fu deliberatamente espulsa dagli ambiti
pubblici creatori di alta cultura, specialmente dall'università e dal forum politico.
Liberali e rivoluzionari applicarono con successo la strategia dell'isolamento, specialmente
nel campo dell'educazione. Questo processo, come sappiamo, fu particolarmente violento
nel XX secolo, nel quale si scatenò una cruenta repressione contro la Chiesa". Sarebbe
però sbagliato, ha riconosciuto il cardinale Bertone, "attribuire tutta la colpa a
elementi esterni e all'esistenza di trame di potere, certamente attive e potenti,
che mirano a eliminare la presenza della Chiesa nella vita pubblica. È necessario
osservare anche che gli sforzi cattolici nella produzione di cultura hanno avuto,
in generale, un successo limitato. È mancata a volte la creatività necessaria a dar
vita a nuove proposte culturali". La Chiesa messicana è da tempo al lavoro per evangelizzare
la cultura, consapevole che "un popolo privato della sua identità si vede costantemente
minacciato da nuove forme di colonialismo culturale"; e che "non vi possono essere
pace né progresso autentici se si ignora o si distrugge la cultura di un popolo. Nel
corso degli ultimi decenni, lo stato e il mercato hanno gradualmente occupato con
efficacia l'ambito delle istituzioni e della vita pubblica. Ma né l'uno né l'altro
è stato capace di offrire all'uomo il significato profondo dell'esistenza, che non
si chiarisce attraverso l'adesione a un'opzione politica o una professione o il successo
economico".
L'urgenza di evangelizzare la cultura non riguarda solo il Messico.
"Come il primo annuncio del Vangelo fu un incontro fra culture - ha detto il segretario
di Stato - così oggi è necessario un nuovo annuncio che abbia fra le sue priorità
la cultura. Ne sono fermamente convinto: finché non illumineremo con il Vangelo l'anima
della cultura, non potremo aspettarci la trasformazione tanto anelata dai nostri popoli".