Completato il ritiro di Israele da Gaza. L'intervista a mons. Franco
L'esercito israeliano ha completato il ritiro dalla Striscia di Gaza. Ma i ministri
degli esteri dell’Ue che questa sera incontreranno la collega israeliana Livni chiedono
allo Stato Ebraico la riapertura dei valichi e maggiori sforzi per dare stabilità
ad un cessate il fuoco ancora fragile. Lo ha detto l'alto rappresentante alla politica
estera dell'Unione europea, Javier Solana. In serata è arrivata la notizia della morte
di due bambini palestinesi uccisi, a est di gaza, da munizioni inesplose. A dare
la notizia il comitato internazionale della croce rossa che mette in guardia da questo
nuovo pericolo.
''Speriamo che la politica cerchi, almeno un poco, di
concentrarsi sulle sofferenze delle persone dando loro risposte, senza cadere in giochi
di potere e di interessi.E credo che Obama ieri lo abbia sottolineato''.Così, sulla
situazione nella Striscia di Gaza, il nunzio in Israele e delegato apostolico per
Gerusalemme e la Palestina.Mons. Antonio Franco si è recato oggi a Gaza per consegnare
personalmente un aiuto di Benedetto XVI alla comunità cattolica raccolta nella parrocchia
della Santa Famiglia, dove ha anche celebrato una Messa. Sentiamolo al microfono di
Gabriella Ceraso
Una tregua
è importante, dunque, dal punto di vista umanitario ma non sufficiente, come spiega
al microfono di Chris Altieri, della nostra redazione inglese, padre David Jaeger,
della Custodia francescana di Terra Santa.
R. - Il cessate-il-fuoco
a Gaza e intorno a Gaza, che ha enorme importanza umanitaria, non è di per sé politicamente
risolutivo di nulla, perché quello che ci vuole è un Trattato di pace tra Israele
e l’Autorità nazionale palestinese, che porti a compimento la Dichiarazione dei prinicipi
che queste due parti hanno già firmato nel lontano 13 settembre 1993. Un Trattato
di pace che dia libertà e sicurezza ai palestinesi, confermando certamente anche il
diritto di Israele alla sicurezza e alla libertà dei suoi cittadini - e quindi confermando
l’uguaglianza di dignità e di diritti in libertà e sicurezza delle due parti - porterebbe
anche alla fine delle organizzazioni estremiste fondamentaliste violente, alla fine
del loro consenso tra la popolazione. Il consenso di cui godono le organizzazioni
armate, che oggi reggono la Striscia di Gaza, non è per niente generale ma sufficiente
perché continui la loro presa sul territorio. Ed è un consenso dovuto alla disperazione,
alla sfiducia, al fatto che la popolazione dei Territori non credeva più che la leadership
internazionalmente riconosciuta - quella dell’Anp - avrebbe portato la libertà, avrebbe
portato la pace. Però, dal momento che Israele e Anp avranno concluso il Trattato
di pace, la popolazione palestinese, in stragrande maggioranza, sicuramente recederebbe
da ogni appoggio alle organizzazioni armate estremiste. Quindi, questo anche a lungo
termine è il miglior modo per combattere l’estremismo e la violenza: assicurare la
pace. Non c’è altra possibilità che la pace.