Sri Lanka: il vescovo di Jaffna chiede al governo un corridoio umanitario per i rifugiati
Un corridoio umanitario per permettere alla popolazione di trovare rifugio in zone
sicure. È quanto chiede il vescovo di Jaffna al governo di Colombo, all’Onu e alla
Croce rossa internazionale (Icrc). Mons. Thomas Saundaranayagam ha rivolto il suo
appello alle istituzioni del Paese affinché le popolazioni possano abbandonare l’area
nei pressi di Mullaitivu, città all’interno del distretto di Vanni in cui si stanno
concentrando gli scontri tra le forze governative e i ribelli del Liberation Tigers
of Tamil Eelam (Ltte). Al presidente srilankese Mahinda Rajapaksa e al comandante
in capo delle forze governative, il vescovo di Jaffna ha inviato la richiesta di fermare
le operazioni dell’artiglieria ed i bombardamenti aerei sugli insediamenti civili
di Vanni. In una seconda lettera indirizzata al segretario generale delle Nazioni
Unite, Ban Ki Moon, sacerdoti cattolici e leader di altre religioni chiedono di fare
pressioni affinché le parti in conflitto diano vita ai negoziati di pace, e si compiano
“passi immediati per fermare il conflitto insensato e porre fine alle indicibili sofferenze
dei civili innocenti”. Nella lettera - riferisce l'agenzia AsiaNews - si afferma che
”negli attacchi indiscriminati bambini ancora nel seno delle loro madri, neonati,
piccoli, donne e uomini, giovani e anziani, vengono uccisi e feriti ogni giorno. Anche
scuole, ospedali, luoghi di culto, abitazioni civili, la cui sicurezza e salvaguardia
è garantita dalla Convenzione di Ginevra, non sono risparmiate da questa guerra aggressiva”.
Il presule della principale città del nord dello Sri Lanka auspica che le due strade
che collegano Mullaitivu a Mankulam e Paranthan, possano diventare vie di fuga per
i civili con l’assistenza della Icrc e dell’Onu. Secondo mons. Saundaranayagam, ci
sono zone come l’Elephant Pass e la stessa città di Paranthan in cui la popolazione
potrebbe trovare rifugio. Il governo ha affermato che il ripristino della sicurezza
a Mullaitivu è la condizione necessaria per la creazione di zone nell’area in cui
i civili possano trovare riparo. “La popolazione innocente sfollata non sa dove trovare
rifugio”, scrive il vescovo nella lettera inviata per conoscenza anche al premier,
al ministro della difesa e agli ambasciatori dei Paesi stranieri accreditati a Colombo.
In essa mons. Saundaranayagam afferma che: “Si trovano in una situazione terribile.
Li abbiamo invitati a raccogliersi nella chiese e nei templi. Anche i sacerdoti sono
con loro. Chiese e templi sono tradizionalmente luoghi di rifugio nei momenti di pericolo
nel nostro Paese”. La mancanza di cibo, cure mediche e assistenza ha generato una
situazione di crisi umanitaria nella zona. “L’apertura di passaggi sicuri – afferma
il vescovo di Jaffna – è di suprema importanza in questa situazione”. (R.P.)