Denunciate la pedofilia in rete: appello dell'associazione Meter agli utenti dei social
network
L’impegno, la dedizione e l’esperienza di tante persone unite contro la pedofilia
e lo sfruttamento sessuale dei bambini. Tutto questo è Meter, l’associazione fondata
da don Fortunato di Noto per promuovere i diritti e la tutela dell’infanzia violata.
Proprio nei giorni scorsi è stato presentato il rapporto 2008 secondo cui la pedofilia
on line ha le proprie basi virtuali negli Stati Uniti, in Russia, Iraq e Iran. Dalle
2850 segnalazioni effettuate da Meter nello scorso anno emerge inoltre il ricorso
sempre più frequente da parte dei pedofili al social network come strumento per trovarsi,
fare rete e scambiare materiale illecito. Paolo Ondarza ha intervistato don
Fortunato Di Noto:
R. -
Attualmente i pedofili si appoggiano moltissimo ai server provider di questi Paesi,
dove non c’è affatto una legislazione che tuteli internet. Bisogna che si istalli
una cooperazione internazionale.
D. – La cooperazione
internazionale, oggi manca?
R. – Manca perché non
c’è una attenzione globale ad un fenomeno globale. I bambini vittime oggi sono 178
milioni nel mondo e sappiamo benissimo che anche due milioni, ogni anno, vengono indotti
nel mercato della produzione pedopornografica e questo deve imporre una strategia
ed una cooperazione comune.
D. - Viene spesso sottovalutato
il fenomeno della 'pedofilia culturale', mirata a normalizzare la pedofilia. Si sottovaluta
il potenziale pericolo che c’è dietro a questa 'cultura'?
R.
– Questo è, secondo noi, il maggior nemico, senza sapere che ci sono rapporti ufficiali
dell’FBI, della Polizia Italiana, che dicono che i 'pedofili culturali' sono molto
pericolosi. In effetti, possiamo dichiarare pubblicamente, che sono stati individuati
ma, mancando una legge, non possono essere arrestati o denunciati. Non a caso, abbiamo
presentato in commissione di Giustizia una legge contro la 'pedofilia culturale' intesa
come istigazione.
D. – La novità di questo Report
2008 è che i pedofili si servono anche dei social network?
R.
– Questo è veramente la nuova frontiera. Soltanto nel 2008 abbiamo denunciato decine
di comunità pedofile che utilizzavano i social network.
D.
– E visto che il social network è uno strumento anche molto diffuso, può accadere
anche di imbattersi in un pedofilo?
R. – Sì, è per
questo che noi ci appelliamo, innanzitutto, ai cittadini del social network: “Quando
vi imbattete in queste situazioni, non voltatevi indietro, denunciate questa vergogna
e questo crimine contro i bambini”. I pedofili sono soggetti pericolosi, soggetti
che fanno danni enormi sui bambini, bisogna intervenire con forza.
D.
– La paura è un nemico della lotta alla pedofilia perché chi ha paura chiude gli occhi
di fronte a ciò che fa orrore. Dunque, che cosa dire ad una famiglia che teme per
il proprio bambino o per la propria bambina?
R. –
Le famiglie, anche cristiane ma non solo, devono sapere che proteggere i bambini significa
veramente garantire un’umanità solare, di speranza. Non devono assolutamente abbassare
la guardia nell’infondere amore ed affetto nei confronti dei propri figli.