Speranze di pace nel Nord Kivu, dopo l’annuncio della fine delle ostilità da parte
di una fazione di ribelli
Nella Repubblica Democratica del Congo, la fazione dei ribelli del Congresso Nazionale
per la Difesa del Popolo, che opera nella regione del Nord Kivu e che fa capo al generale
Bosco Ntaganda, ha annunciato la fine delle ostilità contro il governo di Kinshasa.
La decisione, che prevede anche l’alleanza con l’esecutivo contro il leader del gruppo
ribelle, Laurent Nkunda, potrebbe costituire un passo avanti importante per l’avvio
del processo di pacificazione nel Paese, come spiega l’esperto di Africa, Michele
Luppi, intervistato da Giancarlo La Vella:
R. –
L’accordo siglato lascia trapelare un misto di ottimismo da un lato e di preoccupazione
dall’altro. Tutti gli accordi che vengono siglati in zone come l’est della Repubblica
Democratica del Congo sono spesso molto fragili. Quindi, la situazione potrebbe evolvere
velocemente nelle prossime settimane. Motivi di ottimismo arrivano dal fatto che,
al momento in cui è stato siglato quest’accordo, era presente anche il capo di Stato
maggiore dell’esercito ruandese, e quindi questo fa pensare che lo stesso Rwanda possa
finalmente essere convinto che la strada della pace sia la scelta giusta per risolvere
i problemi dell’est congolese. Quello che non si riesce a capire è ciò che sta avvenendo
all’interno di questa milizia ribelle, perché il Congresso Nazionale per la Difesa
del Popolo stava portando avanti dei negoziati a Nairobi con lo Stato congolese, e
quindi questa tregua, fatta da quella che è una fazione ribelle di questa milizia,
con l’esercito congolese, potrebbe andare un po’ a far mutare gli equilibri all’interno
dello stesso gruppo ribelle, e questo potrebbe portare a nuovi scontri.
D.
– Una situazione, quindi, che comunque non fa ben sperare per la soluzione della crisi
umanitaria...
R. – Bisognerà vedere quello che effettivamente
succederà. Le stesse voci che io ho sentito da Goma - e comunque dal nord Kivu negli
scorsi giorni – parlavano di una situazione che stava – per così dire – lentamente
tornando alla normalità. Ovviamente una normalità di una città dove c’è una crisi.
Molto dipenderà da cosa succede, perché il 25 gennaio si troveranno, per concludere
i colloqui di pace a Nairobi, i rappresentanti del Congresso Nazionale per la Difesa
del Popolo – questa milizia ribelle filoruandese e formata in prevalenza da tutsi
congolesi – e il governo congolese. Quindi, sarà importante vedere quali ricadute
quest’accordo avrà su quei colloqui, se ci sarà un accordo finale tra questa milizia
ribelle e lo Stato congolese, o se quest’accordo porterà ad una situazione difficile.
D.
– E’ presumibile, quindi, che si vada verso un isolamento politico e anche territoriale
di Nkunda?
R. – Quello che non si riesce ancora a
capire è quali sono i rapporti di forza e se la fazione fedele a Ntaganda sia una
fazione minoritaria o maggioritaria. E dall’altra parte su quale sostegno regionale
e internazionale può ancora contare Nkunda, perché, nella guerra riesplosa nell’agosto,
vi era un sostegno politico e militare ruandese nei confronti di questa milizia ribelle.
Il fatto che il Rwanda fosse presente alla firma di quest’accordo potrebbe far presagire
che lo stesso Rwanda possa voltare le spalle a Nkunda. Questo noi oggi non lo sappiamo,
soltanto il tempo ci darà il modo di capirlo.