2009-01-18 15:06:16

Elezioni in Salvador: la Chiesa esorta a votare con senso di responsabilità


Elezioni cruciali oggi in Salvador, dove al potere potrebbe andare, per la prima volta negli ultimi vent'anni, il Fronte Farabundo Marti per la liberazione nazionale (Fmln). Il fronte degli ex ribelli marxisti dal 1992 è uno dei partiti politici chiave della vita del piccolo Paese centroamericano. Al voto di oggi sono chiamati 4,2 milioni di salvadoregni, per eleggere gli 84 parlamentari dell'Assemblea nazionale e 262 sindaci. Si tratta di un test elettorale importante in vista delle elezioni presidenziali, in programma il 15 marzo. Dal 1989 è al potere l'Alleanza repubblicana nazionalista (Arena), il partito del capo dello Stato, Elias Antonio Saca. La campagna elettorale si è svolta in un clima di tensione con alcuni episodi di violenza. Ma qual è la situazione generale del Paese? Fausta Speranza lo ha chiesto al nostro collega Luis Badilla, esperto di questioni latinoamericane:RealAudioMP3


R. – Certamente non è tra le più rosee, tra le più facili; i problemi del Salvador, in questo momento, sono molti, ma sostanzialmente sono due. Da una parte, il drammatico bisogno di consolidare un vero regime democratico: ormai, si trovano da 17 anni in un sistema che può realizzare le elezioni, rispettare seppur minimamente le libertà costituzionali. Quindi, si tratta di consolidare questo cammino democratico iniziato dopo la fine della guerra civile interna e, d’altra parte, affrontare il problema della povertà, che è enorme. Il 37% dei salvadoregni vive al di sotto della soglia di povertà, con un 40% di disoccupati e – come la Chiesa ha rilevato in questi giorni – il tutto peggiora gravemente nel contesto della crisi economica finanziaria internazionale, che comincia a colpire duramente questo Paese. Ciò anche perché gran parte della ricchezza di questa nazione deriva dalle rimesse, da quelli che vivono e lavorano negli Stati Uniti. E lì stanno perdendo il lavoro, vengono espulsi ed iniziano addirittura a rientrare.
 
D. – In tutto questo, la campagna elettorale ha avuto toni molto accesi ...
 
R. – Si, toni molto violenti, con qualche episodio tragico. Tuttavia, per fortuna, tutto sommato, abbastanza limitati e circoscritti. Quindi, possiamo dire, pensando a quello che è stato il passato di violenza, in questa nazione, che per dodici anni si è dilaniata in una guerra civile, con oltre 75 mila morti - e un ammontare superiore a 1600 milioni di dollari in danni materiali – si potrebbe dire che la campagna è andata abbastanza bene.
 
D. – Da parte della Chiesa è giunta innanzitutto la raccomandazione a votare, a onorare questo dovere democratico ...
 
R. – La Chiesa sottolinea – tramite una dichiarazione dei suoi vescovi e dell’arcivescovo della capitale, mons. Sáenz Lacalle – sostanzialmente due aspetti, nei confronti di queste elezioni, che – dobbiamo ricordare – sono un primo momento, perché poi le più importanti saranno a marzo, quando sarà eletto il presidente della Repubblica e il vicepresidente. Ma tornando alla Chiesa, questa sottolinea da una parte il bisogno urgente di andare a votare, di dare un’opinione, di assumersi la responsabilità di contribuire al governo del Paese. Addirittura i vescovi scrivono: “Chi non vota è un irresponsabile”. Dall’altra parte, la Chiesa appare molto preoccupata non solo per la povertà – di cui abbiamo già detto – ma soprattutto per l’iniquità sociale, perché il problema del Salvador – che tra l’altro condivide con tutta l’America Latina – è che una minoranza ristrettissima, piccolissima, controlla oltre il 70% della ricchezza nazionale, invece, la stragrande maggioranza del Paese si deve spartire quello che rimane, cioè nulla.







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