A Roma il primo Festival internazionale degli Itinerari dello Spirito
Al via ieri, alla Nuova Fiera di Roma, il primo Festival internazionale degli Itinerari
dello Spirito “Josp Fest”. L’iniziativa riunisce pellegrini, animatori, assistenti
spirituali e collaboratori dell’Opera Romana Pellegrinaggi in un incontro che mira
a “celebrare” i pellegrini e a coinvolgere quanti desiderano mettersi in cammino sulle
“vie dello spirito”. Ai visitatori viene, tra l’altro, offerta la possibilità di ripercorrere
i tre storici itinerari di pellegrinaggio fino alle rispettive mete di Gerusalemme,
Roma e Santiago de Compostela. Sull’importanza del pellegrinaggio e il significato
particolare di questo inedito Festival, Luca Collodi ha intervistato padre
Cesare Atuire, amministratore delegato dell’Opera Romana Pellegrinaggi:
R. –
La cosa che noi viviamo nei pellegrinaggi diventa una trasformazione che porta le
persone ad esprimere una grande gioia, perché il pellegrinaggio ci rende leggeri nello
spirito, anche per volare verso Dio: così si esprime nella gioia. D.
– Padre Cesare Atuire, perché un Festival internazionale dedicato agli itinerari dello
Spirito – quindi al pellegrinaggio – in una realtà molto laica come una fiera? R.
– Intanto, ci sono milioni di persone che fanno pellegrinaggi, ogni anno. Allo stesso
tempo ci accorgiamo che spesso si pensa che il pellegrinaggio sia una cosa di nicchia.
Io ho visto che – soprattutto in questi tempi, in cui la gente cerca punti di riferimento
– il pellegrinaggio può veramente diventare una nuova frontiera d’evangelizzazione,
di umanizzazione e di promozione umana. E in una fiera, dove persone si incontrano
da diverse parti del mondo, perché non portare tutti gli attori in questo settore,
insieme, a fare degli scambi, ad incontrarsi, a scambiare delle opinioni? Ed è proprio
questa l’intenzione che c’è dietro il Josp Fest. D. – In Medio
Oriente, in questo momento, si combatte una guerra, ma i pellegrinaggi in Terra Santa
continuano regolarmente? R. – I pellegrinaggi continuano regolarmente
in Terra Santa, perché la zona che noi frequentiamo – come pellegrini – non è “interessata”
dalla guerra; allo stesso tempo c’è anche una missione da portare avanti, e noi siamo
stati anche contattati dalle autorità palestinesi e israeliane, che ci dicevano: “I
pellegrini sono messaggeri di pace e pertanto dobbiamo continuare a portare i pellegrini
in Terra Santa, perché la loro presenza crea ponti di dialogo e ponti d’incontro tra
le due popolazioni”. D. – Padre Cesare, qual è il messaggio di pace
che vuole rivolgere al Medio Oriente qui, dalla Fiera di Roma? R.
– Il messaggio è questo: Dio ci ha dato questa terra, e Dio ci ha dato la possibilità
di vivere insieme e l’unica forma di poter continuare a vivere da figli di Dio è quella
di sederci attorno ad un tavolo, mettere un po’ da parte i nostri pregiudizi e cercare
di capirci, e creare le condizioni affinché ognuno possa realizzare la sua vocazione
profonda. E questo richiede perdono, richiede riconciliazione, soprattutto richiede
anche umiltà e apertura.