I vescovi del Camerun denunciano la corruzione e l'incoerenza di vita nei cristiani
Riuniti a Maroua dal 4 al 10 gennaio per il 33.mo Seminario della Conferenza episcopale
nazionale del Camerun, i vescovi camerunensi hanno firmato una dichiarazione in cui
delineano i problemi che sta vivendo il Paese. Nel loro messaggio i presuli invitano
i fedeli a denunciare le piaghe che flagellano la Nazione, a cominciare dalla corruzione
che ostacola lo sviluppo. A preoccupare i vescovi sono in particolare: le appropriazioni
indebite, i furti di bestiame, lo spreco delle risorse pubbliche, i favoritismi. E
preoccupazione i presuli esprimono pure per la sorte di tanti giovani, che dopo lunghi
e brillanti studi non trovano occupazione, e ciò anche a causa di concorsi truccati.
Sulla realtà della Chiesa in Camerun i vescovi affermano poi che “la vita cristiana
non riflette” la fede in Cristo, principe della giustizia e della verità”. Anche fra
i cristiani, sostengono i vescovi, si registrano, corruzione e spreco, da qui la domanda:
“Perché i fedeli cristiani non si distinguono e non operano dei cambiamenti nella
società?”. Per i presuli si tratta di una incongruenza sul piano religioso che si
riversa su quello civile. Altra piaga segnalata dalla Conferenza episcopale è quella
del settarismo che divide il Paese. Infine i vescovi del Camerun si appellano ai fedeli
e a tutti gli uomini e a tutte le donne di buona volontà “perché giochino un ruolo
positivo nel bisogno generalizzato di cambiamento”. Per i presuli, a tal proposito,
è necessaria: la formazione della coscienza cristiana; la diffusione della dottrina
sociale della Chiesa; la saggezza degli antenati. “In questo anno dedicato a San Paolo
– concludono – ascoltiamo ancora il suo appello per la riconciliazione e riconciliamoci
con Dio, il prossimo e il nostro Paese”. (T.C. - J.B.)