2009-01-14 15:32:34

Immigrazione: no dei vescovi italiani a tasse per il permesso di soggiorno


Il fenomeno delle migrazioni, imponente per numeri e complessità e i suoi risvolti attuali, al centro della presentazione oggi, presso la nostra emittente, della prossima Giornata mondiale delle Migrazioni che si celebra domenica 18 gennaio. Cadendo nel cuore dell’Anno paolino, la giornata ha come tema una frase della lettera dell’Apostolo agli Efesini: “Non più stranieri né ospiti, ma della famiglia di Dio”, a sottolineare una nuova chiave di lettura non solo sociologica e economica del fenomeno migratorio. A spiegare il senso della ricorrenza e del tema sono stati in conferenza stampa oggi mons. Lino Bortolo Belotti, presidente della Commissione episcopale per le migrazioni – Cemi, e mons. Piergiorgio Saviola, direttore generale della Fondazione “Migrantes”. Il servizio è di Gabriella Ceraso:RealAudioMP3


Sorta quasi un secolo fa a livello nazionale, quando l’emigrazione in Italia aveva raggiunto aspetti quasi esplosivi, la Giornata delle Migrazioni ha da alcuni anni carattere mondiale cui la Chiesa dà enorme valore perché rispecchia – ha sottolineato mons. Belotti, presidente del Cemi – un fenomeno imponente per l’importanza dei numeri e la serietà del problema che abbraccia. Oggi i migranti sono più di 200 milioni ma il fenomeno è ben più ampio di ciò che sembra. Mons. Belotti:

 
“Immigrare, troppo spesso è separazione forzata e lacerante di interi gruppi familiari. Non è dunque esagerato stimare che il mondo delle migrazioni coinvolge oltre mezzo miliardo di esseri umani”.

Per tutto il vasto movimento, cui appartengono anche circensi, rom, naviganti italiani all’estero, per tutti loro quest’anno per la prima volta la Giornata ha scelto una figura di riferimento cui si ispira anche il tema: Paolo di Tarso, conosciuto come Apostolo delle genti e senza forzatura presentabile, sottolinea mons. Saviola, come apostolo dei migranti o migrante lui stesso. E’ sua la frase del tema della Giornata, riferita soprattutto ai migranti italiani:

“Purtroppo non manca anche fra chi si professa cristiano chi li guarda come gente importuna e fastidiosa che desta allarme e costituisce pericolo, gente da cui stare lontano, che anzi deve tornare a casa propria”.

 
Mons. Saviola sottolinea che le ultime leggi sulle emigrazioni tradiscono uno scivolamento verso posizioni ispirate all’indesiderabilità:

“Non si vogliono chiudere gli occhi su quanto di scabroso comporta l’attuale e convulso fenomeno migratorio, tanto meno su comportamenti incivili o criminosi, ma è aberrante mettere solo questo in primo piano, e metterlo tanto a fuoco da alimentare i giudizi e pregiudizi, che sono in stridente contrasto con il Vangelo. Sono, anzi, in contrasto con il più sano sentire civile aperto ai valori della convivenza pacifica, della comprensione, della condivisione e della solidarietà verso chi è nel bisogno”.

E’ la condizione di precarietà che riguarda tutti i cristiani in quanto in cammino verso il Regno di Dio, spiega mons. Antonio Pitta docente alla Pontificia università lateranense,all’origine di una nuova modalità di relazione sociale che deve ispirare anche il presente . Per questo motivo, di fronte a proposte politiche di contributi per il permesso di soggiorno o di obbligo di denuncia per gli irregolari che chiedono assistenza sanitaria, la posizione ribadita dalla Cei è un netto no. Si tratta di inaccettabili balzelli e preclusioni che di fatto ostacolano diritti fondamentali, in nome anche dell’articolo 32 della Costituzione italiana , che parla della tutela della collettività.







All the contents on this site are copyrighted ©.