I vescovi venezuelani: no alla rielegibilità illimitata del presidente
“Nel Venezuela di oggi avvertiamo una crisi etica generalizzata e presente in tutti
gli ambiti della convivenza sociale e che spesso riflette un pericoloso relativismo
con conseguenze funeste”. Così ieri i vescovi venezuelani nella loro esortazione pastorale
a conclusione dell’assemblea plenaria. I presuli hanno anche sottolineato il loro
ruolo di cittadini e pastori della Chiesa con “il diritto e il dovere, irrinunciabili,
di illuminare la vita sociale e il discernimento etico dei cristiani e delle persone
di buona volontà nella difesa dei valori morali quando sono gravemente lacerati”.
All’interno di questa visione e allo scopo di offrire criteri “che garantiscano il
bene comune delle persone e della società”, i presuli respingono la proposta, al vaglio
di un prossimo referendum, riguardante la rielezione illimitata del presidente della
Repubblica in un primo momento e successivamente di tutte le autorità pubbliche elette
con il voto popolare. Nell’esortazione si ricorda tra l’altro che nel referendum del
2007 questa proposta già era stata rifiutata e che l’art. 345 della Costituzione vigente
vieta la sua riproposizione nel periodo costituzionale del governo in carica. “Ci
preoccupa questo tentativo di ignorare - scrivono i vescovi - quella decisione popolare,
per di più con una celerità inusitata”. I presuli temono che il clima possa tradursi
in un acceso scontro politico e sociale che vada a colpire “una pace già debilitata”;
una tale misura, eventualmente accettata, viola il principio dell’alternanza democratica
stabilito nella medesima costituzione. Dall’altra parte l’episcopato torna su temi
già analizzati, in particolare il clima di violenza generalizzato che porta ogni giorno
“ad una perdita crescente del valore della vita” e fa del Paese “uno tra i più violenti
al mondo”; violenza, osservano, legata al narcotraffico, al consumo di droghe, alle
vendette, alle uccisioni, ai sequestri per estorsione, alla corruzione e all’impunità.
“La vita quotidiana di molti venezuelani si è convertita in un dramma”, evidenziano
i vescovi, anche perché la crisi si riflette nella mancanza di ospedali efficienti,
di alloggi e scuole dignitose “mentre alcuni funzionari pubblici – continuano - hanno
stipendi altissimi e i politici sembrano dedicarsi solo a garantirsi quote di potere”.
La Conferenza episcopale venezuelana ritiene “che la pace sociale sia gravemente minacciata”
e al riguardo denuncia come particolarmente preoccupante l’intolleranza, il settarismo
e l’esclusione, la denigrazione personale spesso basata sull’insulto e le offese.
Annunciando l’avvio oggi della Missione continentale nella città di Barquisemito,
i presuli sottolineano di guardare sempre la realtà del Paese “alla luce di Gesù Cristo,
la vera buona notizia per tutte le persone poiché in Lui tutti possiamo scoprire la
nostra dignità e la nostra vocazione nonché l’appello alla fratellanza per costruire
un mondo nuovo”. “È compito dei cristiani – proseguono - impegnarsi a fondo nella
creazione di un clima nazionale di convivenza e di solidarietà” e ricordano che “non
si possono ritenere le ideologie, capitalista o marxista, l’unico strumento” nell’analisi
sociologica e nell’elaborazione di strategie. È loro dovere, osservano i vescovi,
proseguire nello studio e nel discernimento della situazione sociale alla luce dei
principi della fede poiché la realtà ultima di ogni cosa è Dio. In questo senso la
dottrina sociale della Chiesa è non solo utile ma anche necessaria. Prima di concludere
i presuli ricordano il magistero di Benedetto XVI sui principi da tenere presenti
sempre in questi momenti di grave crisi economica e sociale nel mondo intero; in particolare,
in comunione con il Santo Padre richiamano i venezuelani ad “assumere atteggiamenti
fraterni, a comportarsi con austerità e moderazione e soprattutto a stare vicini ai
più bisognosi”. I cristiani, concludono i vescovi del Venezuela, sono chiamati a cercare
e a creare alternative sia al modello di sviluppo neoliberale sia al socialismo di
Stato. “Il nostro popolo – aggiungono - deve affrontare le cause dei suoi mali con
il protagonismo di una società organizzata senza accettare il messianismo falso dello
Stato onnipotente e neanche la mano invisibile del mercato”.(A cura di Luis Badilla)