2009-01-14 16:37:10

Gaza: Hamas accetta la tregua


Dopo tre giorni di consultazioni al Cairo, Hamas ha accettato la proposta egiziana per un cessate il fuoco nella Striscia di Gaza. Lo ha riferito l’agenzia stampa egiziana Mena citando una fonte informata. L'Egitto domani informerà Israele della decisione di Hamas.
 Intanto, dopo un’altra notte di combattimenti a Gaza City e dopo l’allarme dei razzi partiti dal Libano su Israele, il segretario generale dell’Onu pronuncia parole dure su Israele, mentre i palestinesi uccisi finora sono diventati quasi mille. Ban Ki-moon si trova al Cairo, nel tentativo di trovare una via d'uscita alla crisi israelo-palestinese. Il servizio di Fausta Speranza:RealAudioMP3


“C'è un uso eccessivo della forza nell'operazione israeliana, che deve essere fermata immediatamente”. Lo ha detto il segretario generale dell'Onu in conferenza stampa al Cairo con il ministro degli Esteri egiziano, dopo aver incontrato il presidente egiziano Mubarak. Ban Ki-moon ha ricordato che le Nazioni Unite hanno detto chiaramente che le parti devono aderire alla risoluzione del Consiglio di sicurezza, e quindi il cessate il fuoco deve essere immediato. Ha espresso poi la speranza che l'iniziativa egiziana porti frutti al più presto possibile. Dopo il Cairo, tappa in Giordania, Israele e Siria. Esclusi contatti diretti con Hamas. Per quanto riguarda le operazioni sul terreno, nella notte sono stati intensi i combattimenti tra attivisti palestinesi e soldati israeliani a Gaza City, mentre l'aviazione bombardava soprattutto il sud della Striscia di Gaza. Nelle prime ore della mattina, poi, diversi razzi Qassam e colpi di mortaio sono stati sparati da miliziani di Hamas da Gaza verso le vicine comunità agricole israeliane nel Neghev. Non ci sono vittime. Ce ne sono state invece sicuramente nei combattimenti della notte, ma al momento non c’è un bilancio. Si sa solo che ieri almeno 70 palestinesi sono morti, portando ad almeno 975 il numero di quelli uccisi e a più di 4.400 quello dei feriti dal 27 dicembre. Resta da riferire del messaggio audio ospitato dai siti internet islamici: il leader di al Qaeda Osama Bin Laden chiama alla jihad per Gaza. La data del messaggio è l'attuale mese islamico.
 
Il ministro dell'informazione libanese ha condannato il lancio di razzi di questa mattina dal Sud del Libano contro Israele, mentre il movimento sciita Hezbollah ha affermato che è compito delle autorità ufficiali libanesi determinare chi ne sia responsabile. E torna dunque a farsi caldo anche il confine tra nord Israele e Libano meridionale nonostante la presenza del contingente dell’Unifil. Ma quanto è concreto il pericolo che il conflitto nella Striscia di Gaza torni ad infiammare il Libano? Stefano Leszczynski lo ha chiesto a Marcella Emiliani, docente di Storia ed Istituzioni del Medio Oriente presso l’Università di Bologna e Forlì.RealAudioMP3


R. – C’era già stato un precedente lancio di razzi, a partire dal Libano meridionale, ed era stato attribuito al Fronte Popolare di liberazione della Palestina. Hezbollah in quell’occasione si era affrettato a dire di non avere alcuna responsabilità per questo lancio e quindi dobbiamo presumere che Hezbollah non sia interessato in questo momento a creare un nuovo fronte a partire dal Libano meridionale.
 
D. – Come mai l’intervento della comunità internazionale non riesce ad essere efficace per quanto riguarda la Striscia di Gaza?
 
R. – La Striscia di Gaza è il pezzo di uno Stato che non esiste ancora e per di più misconosce la presidenza dell’Autorità nazionale palestinese, cioè Abu Mazen.
 
D. – È ancora corretto parlare di conflitto israelo-palestinese? Di fondo, insomma, nella Striscia di Gaza si combatte contro Hamas, e a livello di politica sotterranea questo può fare molto comodo ad Abu Mazen....

R. – Gli fa comodo fino ad un certo punto, perché non può ignorare quella che è la reazione dei palestinesi, ovunque essi siano. Non può ignorare quello che è il sentimento dei palestinesi disseminati nei campi profughi e in tutto il Medio Oriente, nonché dell’opinione pubblica araba e musulmana in tutto il mondo. Purtroppo la sua legittimazione è una legittimazione che, fin tanto che non esiste lo Stato, dipende ancora molto, vuoi dal favore popolare da una parte, ma dall’altra anche dal credito che gli danno Israele e gli Stati Uniti e la comunità internazionale. Abu Mazen rischia seriamente se si sbilancia troppo da una parte o dall’altra di sparire dalla scena politica palestinese.
 
D. – Come si spiega il sostanziale immobilismo da parte dei Paesi arabi nei confronti di questo conflitto?
 R. – Il problema è che tutti i regimi percepiscono la minaccia islamista come una minaccia alla propria stabilità. 







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