“Questa marcia rappresenta il bisogno assoluto di raggiungere per tutti la sicurezza
nei quattro punti cardinale del Paese!”. Così, sabato scorso, il cardinale Adolfo
Quezada Toruño, arcivescovo di Città del Guatemala ha voluto sintetizzare il senso
della mobilitazione di oltre 20 mila persone che hanno pregato per la fine della violenza
nella nazione centroamericana. La manifestazione è cominciata con la celebrazione
eucaristica dopo l’arrivo nella “Plaza de la Constituciòn” di diversi cortei formati
principalmente da famiglie, le più preoccupate per l’incremento della violenza urbana.
Il 2008 è terminato con 6.292 omicidi, tra cui 600 donne e 427 tra bambini e adolescenti.
Tra le migliaia di persone ad ascoltare le riflessioni del cardinale Quezada Toruño
c’era anche il presidente della Repubblica Alvaro Colom, diversi suoi ministri, autorità
del potere giudiziario, delle forze armate e della polizia. Rilevando che il 2008,
come dimostrano i dati ufficiali, “è stato terribile”, il porporato ha chiesto tutti
gli sforzi necessari non “solo per combattere questa violenza, ma soprattutto a non
abituarci” a questa piaga. “È dovere di tutti - ha proseguito - condannare questa
violenza poiché anticristiana, antievangelica e disumana. Dobbiamo implorare Dio chiedendo
assistenza e protezione perché questa strada porta alla distruzione del Guatemala”.
“Il nostro cuore - ha osservato - deve essere di carne e non di pietra e perciò fa
parte della lotta contro questo flagello il saper esprimere solidarietà alle vittime”.
Il porporato ha poi ricordato che sono vittime anche le tante vedove, gli orfani,
i genitori o gli stessi figli. “Non possiamo abituarci a questa follia”, ha ribadito
il cardinale Quezada che, rivolgendosi al presidente guatemalteco, ha chiesto alle
autorità di raddoppiare “i loro sforzi per dare assistenza ai più poveri e bisognosi”.
“Violenza e povertà – ha detto - insieme con l’odio e le vendette possono distruggere
la nostra convivenza nazionale. Si deve anche ricordare che il 25% degli abitanti
della capitale sopravvive in condizioni non umane”. Il cardinale ha sottolineato che,
nonostante tutti gli sforzi realizzati in Guatemala, i livelli di povertà e miseria
aumentano. Secondo diversi dati, nel solo 2008 i poveri sono cresciuti di un milione.
A questa povertà, ha spiegato l’arcivescovo, va aggiunta un’altra realtà ugualmente
negativa, l’iniquità sociale: “Le differenze sociali sono abissali. Una maggioranza
enorme non possiede i beni essenziali per condurre una vita dignitosa, mentre un settore
minoritario possiede beni oltre il necessario, al limite dell’opulenza”. L’arcivescovo,
riferendosi al Messaggio di Benedetto XVI per la recente Giornata mondiale della pace,
ha affermato infine che “senza combattere la povertà, sarà difficile raggiungere una
convivenza pacifica. Senza una profonda conversione dei cuori - ha rilevato - non
saremo mai capaci di vivere come fratelli e costruire una patria giusta e solidale
per tutti”. (A cura di Luis Badilla)