Bruxelles: vertice Ue, Russia e Ucraina sulla crisi del gas
Le delegazioni russa e ucraina, volate a Bruxelles per fare il punto con le istituzioni
europee sull'evoluzione della crisi del gas, incontreranno nel pomeriggio i ministri
Ue dell'energia riuniti in un vertice straordinario. Se non ci saranno altri ostacoli,
l’accordo di monitoraggio firmato con Bruxelles prevede che gli osservatori Ue verifichino
- ai due lati del confine russo-ucraino - il passaggio di gas nel sistema dei gasdotti
ucraini verso i Paesi Ue. Ma tale controllo potrà risolvere la disputa? Risponde Massimo
Nicolazzi, consulente energetico della rivista di geopolitica Limes, intervistato
da Giada Aquilino:
R.
- Il controllo serve solo a dire dov’è il problema. Se il gas non arriva, non è che
risolva di per sé la disputa. Il controllo serve fondamentalmente a sedare la polemica
sul fatto se vi siano furti di combustibile o se invece vi sia qualcun altro che non
metta le condotte sotto pressione. Finora, è mancata la definitiva emancipazione dell’Ucraina,
dal punto di vista economico, dall’essere stata parte del sistema sovietico prima
e russo poi: sono mancate cioè le condizioni di sviluppo economico che possano consentire
all’Ucraina di comprare gas a prezzi di mercato dalla Russia, anziché a prezzi agevolati
come era prima. D. - Ma dietro la controversia del gas si celano
altre dispute?
R. - C’è sempre una tendenza a mettere tutto in politica.
Sicuramente, se ci fosse da parte dell’Ucraina la possibilità di comprare gas senza
pesare in maniera enorme sul deficit statale - allo stesso prezzo a cui lo paghiamo
noi - la controversia non sarebbe sul gas. Poi, per il resto, possiamo parlare di
maggiori o minori “inspessimenti” della controversia dovuti al sospetto che l’Ucraina
voglia entrare nella Nato o al fatto di volerla riportare sotto l’orbita russa. Ma
questi mi sembrano fatti abbastanza marginali, rispetto al fondamento economico e
commerciale della disputa che c’è. D. - Quale passo andrebbe
compiuto?
R. - Mi sembra vi siano le basi, come già fatto in passato,
perché si lavori principalmente ad un accordo di riallineamento dei prezzi su una
base di medio-lungo periodo, anziché su una base istantanea, che consenta all’Ucraina
di farvi fronte. Dall’altro lato, mi sembra siano sul tavolo delle proposte di aumento
delle tariffe del Propalin che dovrebbero aiutare ulteriormente l’Ucraina da questo
punto di vista. D. - Questi riallineamenti basteranno all’economia
ucraina? R. - Bastano, quanto meno, per avere più tempo per
arrivare a pagare dei prezzi pienamente di mercato.
Per il braccio
di ferro sul gas, diversi Paesi dell’est Europa e dei Balcani hanno già vissuto giorni
molto difficili. Il servizio di Iva Mihailova da Sofia:
Sono ormai
sei giorni consecutivi che la Bulgaria vive senza rifornimenti di gas naturale, essendo
l’unico Paese in Europa senza altre fonti di approvvigionamento oltre a quelle della
Russia. In un inverno gelido - con temperature che arrivano fino a -14 gradi e neve
fino a 24 centimetri - il riscaldamento è ridotto al minimo. In molte case, la temperatura
è -6 gradi e diverse scuole sono rimaste chiuse. E problemi hanno affrontato anche
gli ospedali. Attualmente, la Bulgaria prende il gas dal proprio deposito, mentre
le industrie - eccetto quella a ciclo ininterrotto - non ricevono più nessun rifornimento
di gas naturale. Le perdite degli industriali, secondo le stime della Confederazione
dei datori di lavoro, ammontano in Bulgaria a circa 300 milioni di euro. Anche quando
la Russia darà di nuovo il via del gas, ci vorranno 36 ore prima che il combustibile
arrivi in Bulgaria ed altri due giorni perché le centrali di riscaldamento che sono
passate adesso ad olio combustibile, ritornino al gas naturale. Secondo i calcoli
dell’Unione Europea - pubblicati oggi - attualmente la Bulgaria usa un terzo della
quantità di gas di cui ha bisogno e possiede riserve per altri due-tre giorni. Il
problema principale è che il gasdotto di Sofia non è legato né al sistema romeno,
né a quello greco per poter attingere da essi. Situazione difficile anche in Slovacchia
- l’altro Paese totalmente dipendente dal gas russo: i rifornimenti sono fermi al
97% ed il governo slovacco ha indetto situazione critica per l’economia. Di emergenza
si parla anche in Croazia ed in Bosnia Erzegovina. Migliore invece è la situazione
in Romania, che dispone di risorse di gas naturale proprie.