Ampio documento dei vescovi di Panamá sulle sfide del Paese
Ricordando che il Concilio Vaticano II ha affermato che “non esiste problema umano
che non trovi eco nel cuore della Chiesa”, ieri, al termine dell’assemblea plenaria,
i vescovi di Panamá hanno pubblicato un ampio documento per sostenere la popolazione
nella sfera religioso-spirituale, ma anche nel campo di altre questioni culturali,
economiche e politiche "in un momento di particolare importanza, per via delle grandi
opportunità di crescita e progresso, ma anche perché all’orizzonte - scrivono i vescovi
- appaiono minacce e ombre” rischiose per la nazione, in particolare per i più poveri.
La Repubblica panamense, che il 3 maggio eleggerà il nuovo presidente, sta vivendo
“momenti delicati” per via della “mancanza di politiche in favore della sicurezza
cittadina” messa a repentaglio dall’incremento “del flagello della violenza negli
ultimi mesi”. Temendo che simili fenomeni possano riversarsi anche sulla campagna
elettorale i presuli, citando un loro documento del 2001 ribadiscono che “la democrazia
non si conquista in un istante e per sempre poiché, in verità, è frutto di un lavoro
continuo di ogni generazione ed esige la partecipazione responsabile di ciascuno.
Richiede educazione e allenamento, al fine di creare consenso morale, istituzioni
efficaci, regole condivise e, soprattutto senso del bene comune”. Oltre alla violenza,
la democrazia è a rischio anche quando si lascia contaminare, come accade in Panamá,
dal “flagello della corruzione”, osservano i presuli che, rivolgendosi a tutti i cittadini,
in particolare ai cristiani, ricordano che al momento di votare occorre tenere presente
i “valori supremi e superiori” sui quali si regge una comunità vera e rispettosa dell’integrità
della vita, delle norme etiche, della dignità e dei diritti dell’uomo, della centralità
e autentica natura della famiglia e del matrimonio. Dall’atra parte, l’Episcopato
panamense, anche se, come ha detto in conferenza stampa il presidente, mons. José
Luis Lacunza Maestrojuán, vescovo di David, non ha ricevuto risposte da parte dei
partiti politici, rinnova il suo appello affinché sia firmato “un patto etico elettorale”
che garantisca un confronto leale, trasparente, basato su idee e programmi, che eviti
ogni caduta di stile, linguaggio e atteggiamento. “La Chiesa non può e non deve sostituire
lo Stato, ma ciò non vuol dire che debba restare al margine della lotta per la giustizia”.
Anzi: “alla luce del Vangelo e degli insegnamenti di Cristo” non deve smettere mai
di dare il suo contributo in difesa della centralità dell’uomo e della sua dignità
“in ogni processo di cambiamento, di sviluppo, di crescita integrale e di formazione
dei valori”. Il documento dei vescovi panamensi sottolinea con forza il ruolo del
laicato, dei singoli cristiani, che “in quanto tali sono chiamati ogni giorno a dare
conto della propria fede in tutte le realtà della convivenza nazionale”. Prima di
concludere, i presuli ricordano le parole di Benedetto XVI durante la recente visita
ad Limina: “Riveste un'urgenza particolare che la Chiesa a Panamá non smetta di offrire
luci che contribuiscano alla soluzione dei pressanti problemi umani esistenti, promuovendo
un consenso morale della società sui valori fondamentali”. La fede in Cristo risorto,
“le cui verità e insegnamenti sono il centro della missione continentale” (per il
cui lancio i vescovi hanno previsto un momento specifico la prima domenica di Quaresima
presso la Basilica minore di Jesús Nazareno de Atalaya, nella diocesi di Santiago)
- concludono i presuli - “sia la nostra fonte di speranza contro ogni fatalismo”.
(A cura di Luis Badilla)