2009-01-08 14:54:05

Zimbabwe: non si ferma l'epidemia di colera


Desta preoccupazione l’epidemia di colera che dallo scorso agosto sta decimando la popolazione dello Zimbabwe; un Paese che vive da mesi una crisi politica senza precedenti, responsabile di una paralisi istituzionale totale. Ed allarmanti sono gli ultimi dati diffusi ieri dall’Organizzazione Mondiale della Sanità, che parla di quasi 1.800 morti e di circa 36 mila contagiati. Presenti nel Paese gli operatori sanitari di Medici Senza Frontiere (Msf), che tra mille difficoltà stanno cercando di operare in più province. Salvatore Sabatino ha raccolto la testimonianza di Sergio Cecchini, direttore della comunicazione di Msf Italia:RealAudioMP3


R. – Il numero dei pazienti continua ad essere molto alto nella zona di Harare, la capitale, e in particolar modo il tasso di mortalità, in alcune delle prigioni della capitale dello Zimbabwe, arriva al 14 per cento. Quindi, è un dato molto preoccupante.
 
D. – Quali sono le cause scatenanti di questa epidemia?
 
R. – Le cause scatenanti sono gli scarsi o inesistenti investimenti nell’adeguamento delle strutture di fornitura d’acqua e delle condizioni di igiene di tutte quelle zone definibili come sobborghi, come favelas dei grandi centri urbani, in particolare di Harare, e scarsi investimenti in un sistema di monitoraggio epidemiologico rispetto a malattie epidemiche come il colera. E poi il fatto che il campanello di allarme da parte delle autorità sia stato suonato molto tardi.
 
D. – Vivendo sul campo questa situazione, potete di fatto intervenire. Quali sono le vostre zone di azione?
 
R. – In questo momento al di là di Harare, la zona che ci preoccupa molto è la provincia dello Mashonaland Centrale dove temiamo l’esplosione di un’epidemia di colera su vasta scala, se quanto prima non verranno realizzati dei punti di distribuzione di acqua potabile.
 
D. – Una situazione che richiederebbe ora l’intervento massiccio delle strutture sanitarie internazionali prima che l’epidemia possa allargarsi anche ad altri Paesi...
 
R. – Assolutamente sì. Teniamo anche conto che il colera è una malattia estremamente semplice da curare, perchè è una malattia che causa la morte per disidratazione. Quindi, normalmente, una persona affetta da colera, se idratata, guarisce nel giro di 48 ore. Ma è anche una malattia che se non trattata può avere una mortalità del 50 per cento. Per cui non c’è bisogno di medicinali complessi o costosi, c’è solo bisogno di allestire dei centri di trattamento per il colera e di isolare i pazienti. Quindi, un intervento più di tipo logistico, che non di tipo medico. E’ necessario, però, intervenire, è necessario avere molte forze sul campo, ed è necessario avere un supporto adeguato da parte di chi è incaricato a gestire la politica di salute pubblica all’interno di quel Paese.
 
D. – Che cosa si può fare concretamente per aiutare la popolazione dello Zimbabwe a superare questo momento?
 
R. – Sicuramente esercitare pressione e rendere visibile questa epidemia di colera, questa crisi per evitare che il silenzio abbia dirette conseguenze anche sull’attenzione da parte di altri organismi umanitari. Continuare a parlare significa mettere all’attenzione anche di altre organizzazioni umanitarie la gravità della situazione e quindi, in un certo senso, aumentare l’interesse e aumentare anche la presenza di organizzazioni umanitarie.







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