2009-01-08 15:04:14

Lancio di razzi dal Libano su Israele. Tel Aviv valuta il piano Mubarak-Sarkozy


 
Con l’attacco dal Libano sul territorio israeliano, rischia di aprirsi un secondo fronte settentrionale per lo Stato ebraico, un’eventualità, questa, che aggraverebbe ancor di più la situazione nella regione mediorientale. Giancarlo La Vella ne ha parlato con Maria Grazia Enardu, docente di Relazioni Internazionali all’Università di Firenze, esperta di Medio Oriente:RealAudioMP3


R. – Io credo che un paio di razzi - che per fortuna non hanno fatto vittime – siano da parte di Hezbollah – anche se naturalmente hanno negato – una sorta di test; si aspetta una risposta israeliana, che può anche essere astutamente quella di ignorare quanto accaduto, ma può anche essere forte per rispondere alla rabbia dell’opinione pubblica israeliana che si sente minacciata. In questo caso, chiaramente, si conduce Israele su un secondo fronte, che è pericolosissimo non solo dal punto di vista militare e politico, ma anche dal punto di vista economico, perché si rischia di paralizzare il nord – come già avvenne nel 2006 – e si rischia di dover richiamare altre migliaia di riservisti che per un piccolo Paese come Israele sono un grosso problema economico.

 
D. – Secondo Lei non si rischia di spaccare anche la comunità internazionale che in questo momento è impegnata più sul fronte della mediazione?

 
R. – Questo non c’è dubbio, però non bisogna mettere nello stesso mucchio Hezbollah ed Hamas. Sono fenomeni completamente diversi: Hezbollah ha degli obiettivi libanesi, in casa propria, probabilmente da Israele vuole altri scambi di prigionieri, lo sgombero di quel piccolo pezzetto di Libano che Israele ancora tiene, però non è una causa nazionale opposta alla causa di Israele.

 
D. – Il fronte principale rimane Gaza; a questo punto, quali speranze ci sono che vada in porto una qualche soluzione della crisi in atto?

 
R. – Le speranze sono anche legate al calendario e agli eventi sul terreno. La prima data è quella del 20 gennaio – quindi, praticamente due settimane – e Obama ha detto che si occuperà prestissimo di questa questione, e quindi sono tutti in attesa della prima, vera mossa del nuovo presidente americano.







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