Il Papa nella prima udienza generale del 2009: solo nell'unione con Cristo realizzata
nella fede e nei sacramenti si compie il culto vero
Il Papa ha tenuto questa mattina nell’Aula Paolo VI in Vaticano la prima udienza generale
del nuovo anno proseguendo la sua catechesi su San Paolo. Il servizio di Sergio
Centofanti.
Benedetto
XVI ha salutato i pellegrini presenti, giunti da tutto il mondo, scusandosi per una
leggera raucedine:
“Cari fratelli e sorelle, purtroppo
mi manca la voce ma spero di farmi comprendere”.
(applausi)
Ha
quindi rinnovato i suoi auguri per l’anno appena iniziato:
“Ravviviamo
in noi l’impegno di aprire a Cristo la mente ed il cuore, per essere e vivere da veri
amici suoi. La sua compagnia farà sì che quest’anno, pur con le sue inevitabili difficoltà,
sia un cammino pieno di gioia e di pace. Solo, infatti, se resteremo uniti a Gesù
l’anno nuovo sarà buono e felice”.
Nella sua
catechesi ha spiegato il concetto paolino di culto spirituale: è il nuovo culto inaugurato
da Cristo sulla Croce. “Il vecchio culto con i sacrifici degli animali nel tempio
di Gerusalemme” per il perdono dei peccati “è finito”. Un culto simbolico è sostituito
da un culto reale: ora è il Figlio stesso di Dio a prendere su di sé le colpe degli
uomini:
“Nel suo cuore si scioglie la massa triste
del male compiuto dall’umanità e si rinnova la vita”.
Gesù
aveva predetto la fine del tempio annunciando un altro tempio “non fatto da mani d’uomo
– il tempio del suo corpo resuscitato”. Questo sviluppo – spiega tuttavia il Papa
– può far nascere due malintesi. Il vero culto, “la vera adorazione è l’uomo unito
alla volontà di Dio”, ma si può rischiare “una spiritualizzazione della religione”
staccata dalla comunità dei credenti. D’altra parte, vero culto è onorare Dio nella
vita concreta, ma c’è il pericolo di ridurre la fede a moralismo: “l’uomo farebbe
tutto da sé con il suo sforzo morale”. Il vero culto spirituale – spiega il Papa –
è possibile solo se siamo divenuti “uno in Cristo Gesù”:
“Nella
comunione con Cristo, realizzata nella fede e nei sacramenti, diventiamo, nonostante
tutte le nostre insufficienze, sacrificio vivente: si realizza il culto vero”.
Vivendo
in Cristo l’uomo può divenire ciò che non può essere con le sue forze, e cioé sacrificio
vivente, gradito a Dio. Un culto non moralistico, in cui “i veri sacrifici sono le
opere di misericordia”:
“Sant’Agostino ha chiarito
tutto questo in modo meraviglioso nel 10.mo libro della sua Città di Dio. Cito solo
due frasi: ‘Questo è il sacrificio dei cristiani: pur essendo molti siamo un solo
corpo in Cristo’…’Tutta la comunità (civitas) redenta…viene offerta a Dio mediante
il Sommo sacerdote che ha donato se stesso”.
Compito
“sacerdotale” della Chiesa – afferma il Papa - è allora quello di “annunciare il Vangelo
per unire i popoli nell’unico corpo del Cristo risorto” perché il mondo stesso diventi
“gloria di Dio”:
“L’autodonazione di Cristo implica
la tendenza di attirare tutti alla comunione del suo Corpo, di unire il mondo. Solo
in comunione con Cristo, l’uomo-esemplare, uno con Dio, il mondo diventa così come
tutti noi lo desideriamo: specchio dell’amore divino. Questo dinamismo è presente
sempre nell’Eucaristia – questo dinamismo deve ispirare e formare la nostra vita.
E con questo dinamismo cominciamo il nuovo anno ... e grazie per la vostra pazienza!”. (applausi)