2009-01-07 14:45:15

Il bando degli spot nella Tv di Stato in Francia riapre il dibattito sul ruolo dei servizi pubblici in Europa


E’ partita in Francia la ‘rivoluzione’ del presidente Nicolas Sarkozy in campo televisivo. Niente pubblicità nei Canali pubblici. La riforma approvata dall’Assemblea nazionale nel dicembre scorso aspetta ancora il sì definitivo del Senato, ma i vertici di France Television hanno già bandito gli spot. Il servizio di Roberta Gisotti:RealAudioMP3


L’aveva promesso, Sarkozy, all’inizio del suo mandato presidenziale: liberare la Tv di Stato dalla pubblicità. E cosi è stato: da lunedì scorso niente spot nei 4 canali generalisti e regionali del Servizio pubblico. Per ora il divieto vale dalle 20 alle 6 del mattino, ma entro il 2011 il bando sarà totale. Ieri i primi dati di ascolto della serata di esordio: tre milioni in più gli spettatori sintonizzati sulle reti pubbliche. Del resto in un recente sondaggio i francesi si erano detti in grande maggioranza favorevoli alla soppressione della pubblicità.
 
Al nostro microfono è il dott. Luca Borgomeo, presidente del Consiglio Nazionale degli Utenti (CNU) in Italia, il Paese dove la pubblicità rispetto agli altri Paesi europei è maggiormente presente nella tv pubblica:
 
D. - Dott. Borgomeo, possiamo parlare di svolta storica in Francia, e quali effetti potrà avere nel dibattito sul ruolo dei Servizi pubblici europei?
 
R. – Possiamo sicurmante parlare di un fatto molto positivo, e probabilmente senz’altro, per la Francia, di una svolta. Quanto alla possibilità che possa essere esportata in altri sistemi – mi riferisco in particolare all’Italia – c’è da valutare una serie di problemi collegati soprattutto all’anomalia del sistema radiotelevisivo italiano, che è basato su un duopolio formale, ma nei fatti da una concentrazione di potere mediatico che non ha pari in nessun altro Paese occidentale.
 
D. - Cosa rispondere a chi tra gli oppositori della riforma francese denuncia che Sarkozy avrebbe fatto un 'regalo' ai suoi amici imprenditori delle Tv commerciali?
 
R. – Sta di fatto che liberare la Tv pubblica dalla pubblicità – anche sull’esempio della BBC britannica – è un salto di qualità per l’informazione, per l’intrattenimento e per gli spettacoli, e la Televisione pubblica è tenuta ad un alto livello di qualità nei confronti degli utenti e dei telespettatori. Per quanto riguarda la vicenda del vantaggio alle private che Sarkozy avrebbe in questo modo assicurato, c’è da dire che contemporaneamente al divieto di pubblicità nei Canali pubblici, c’è anche l’aumento dell’imposizione fiscale sui gettiti derivanti dalla pubblicità per le private; questo significa che una parte di risorse transita nella fiscalità generale e quindi può finanziare la Tv pubblica.
 
D. - Un'altra importante novità nella Tv francese è stata l’introduzione lo scorso anno del “Qualimat”, il rilevamento qualitativo degli ascolti, intaccando il monopolio del rilevamento quantitativo dell’Istituto “Mediametrie”, pari all’Auditel italiano…
 
R. – Anche questo è un altro obiettivo importantissimo, e vorremmo quantomai che anche in Italia avvenisse una cosa analoga, in quanto il potere dell’Auditel, che è una struttura privata, senza controllo pubblico, è talmente forte che condiziona la programmazione, la pubblicità e tutta l’attività radiotelevisiva italiana. Uno strumento di controllo, di rilevazione che sia sottratto alle logiche degli interessi privati, è auspicabile; quindi, anche in questo caso, guardiamo con grande interesse e, oserei dire anche una punta d’invidia, a quanto avviene oltralpe.
 
D. – Ma sappiamo che in Italia, da molti anni, si aspetta un “Qualitel” anche per la Televisione pubblica italiana…
 
R. – Sì, se ne parla tanto, ma si fa poco; oserei dire che non si fa niente. E oltretutto, al di là delle discussioni che possono essere esclusivo interesse degli addetti ai lavori, credo che l’utenza si renda conto che è fondamentale che ci sia un salto di qualità nelle trasmissioni, e questa qualità non può non essere che rilevata attraverso strumenti che ci sono e ci potrebbero essere, ma che purtroppo in Italia non ci sono. Lo stesso contratto di servizio fra Rai e Governo impone alla Rai alcuni strumenti per la misurazione della qualità , ma “verba volant, flatus vocis”, scritti sull’acqua.







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