Funerali di Nicola Sarpi a Napoli. Padre Masala: ridiamo la speranza ai giovani
A Napoli, ultimo commosso saluto ieri ai funerali di Nicola Sarpa, il ventiquattrenne
ucciso da una pallottola vagante esplosa nel corso dei festeggiamenti per il Capodanno.
Gli amici di Nicola hanno portato la bara attraverso i vicoli dei Quartieri Spagnoli.
Durante la Messa funebre il parroco della chiesa di San Matteo, il padre mercedario
Giacinto Masala, ha lanciato un accorato appello a deporre le armi e a non inseguire
la vendetta. Il sacerdote si è anche rivolto ai fedeli auspicando che il sacrificio
del giovane “possa servire a far riflettere e a cambiare le persone”. Sui funerali
di Nicola ascoltiamo, al microfono di Fabio Colagrande, proprio padre Giacinto
Masala:
R. –
C’erano moltissime persone, amici, persone dell’ambiente e della zona, erano molto
attenti e hanno partecipato alla celebrazione.
D.
– Qual è il principale rischio che corrono i giovani della sua parrocchia?
R.
– Quello di lasciarsi sopraffare da questo desiderio di usare la forza, di sopraffare
gli altri con la forza e la violenza, anziché usare il metodo del dialogo, del confronto,
dell’aiuto vicendevole, dell’aggregazione. Avevamo un bel gruppo di giovani e anche
questo, piano piano, si è sfaldato, perchè i giovani vengono attratti in questa situazione
generale dall’ambiente.
D. – Quindi, lei dice che
i giovani della sua parrocchia purtroppo si stanno allontanando anche in relazione
al clima di violenza, per la presenza della camorra?
R.
– Purtroppo è così.
D. – Lei ha approfittato anche
dell’occasione di ieri per rilanciare l’appello del cardinale Sepe...
R.
– Il cardinale invitava a mettere i coltelli da parte. Qui si vedono molto evidentemente,
con sfacciataggine, pistole, armi di tutte le specie, apertamente, senza timore di
nulla.
D. – Qualcuno ha risposto al suo appello?
R.
– Ancora non ho visto niente.
D. - Una ragazza, parlando
dall’altare, durante i funerali, ha descritto un quartiere che vive nell’abbandono,
di un’area senza speranza. Alcuni giovani hanno detto: “Qui la Polizia non viene”...
R.
– La Polizia arriva quando deve fare una retata. Non c’è una presenza continua, una
presenza di prevenzione. Manca la presenza dello Stato nella zona.
D.
– Nonostante tutto padre Giacinto lei conserva la speranza?
R.
– Sì, credo che la cosa più bella che noi possiamo trasmettere ai giovani, come Chiesa
e come comunità, sia proprio quella di dare loro una possibilità: la possibilità di
trovare un modo di vivere da persone civili, ma ancora più da cristiani. (Montaggio
a cura di Maria Brigini)