Il vizio del gioco d’azzardo interessa circa il 27% degli italiani, che arrivano a
giocare più di tre volte alla settimana spendendo oltre 500 euro. Scommesse on-line
le più ambìte, poi slot-machine, lotto e superenalotto. Sono i dati emersi da una
ricerca pubblicata dal Conagga, Coordinamento nazionale gruppi per giocatori d’azzardo,
che denunciano: “il gioco d’azzardo dà dipendenza”. Al microfono di Alessandra
De Gaetano il presidente del Conagga, Matteo Iori, ne traccia un identikit:
R. –
Un giocatore d’azzardo che ha problemi di patologia più rilevanti, risulta essere
una persona sui 40-50 anni, comunque con un lavoro, integrato, con una rete sociale,
e costoro sono appunto le persone che dichiarano di spendere di più e con maggior
frequenza. Quello che però ci preoccupa di più sono anche coloro che non spendono
tantissimo, però sono molto frequenti al gioco e passano molte delle proprie ore davanti
a qualche tipologia di gioco, soprattutto quando non hanno risorse economiche.
D.
– Quali sono le situazioni che inducono al gioco d’azzardo?
R.
– Più è grave il periodo di recessione economica più proprio coloro che hanno meno
risorse cercano di trovare una via attraverso il gioco d’azzardo.
D.
– Il giocatore d’azzardo, giovane o adulto, può mettere in atto comportamenti deviati?
R.
– I comportamenti deviati si vedono solo negli adulti, nel senso che sono gli adulti
che, a un certo punto, quando restano imbrigliati all’interno della spirale del gioco,
per trovare denaro devono fare anche cose legate a qualche forma di eventuale delinquenza,
come possono esser truffe o possono essere raggiri per trovare i soldi; perché generalmente,
un giocatore prima di tutto prova a trovare i soldi in famiglia.
D.
– Quali sono le conseguenze del comportamento deviato del giocatore sulla famiglia?
R.
– Il giocatore si ritrova a distruggere i rapporti familiari, i rapporti col contesto
lavorativo.
D. – Come uscire dalla dipendenza indotta
dal gioco?
R. – La prima cosa è la consapevolezza
del fatto che sia un problema: questo permette di chiedere aiuto.
D.
– Lo Stato, spesso responsabile dell’induzione al comportamento, come potrebbe intervenire
per diminuire il problema?
R. – Lo Stato interviene
sempre pro gioco d’azzardo; su 49 miliardi spesi nel gioco d’azzardo nel 2008, sono
7 quelli che vanno allo Stato. Potrebbe, prima di tutto, riconoscere il gioco d’azzardo
come una dipendenza, secondo mettere in campo delle azioni informative vere, di prevenzione
per i più giovani, e inoltre permettere che i propri servizi, le Usl, i Ser – che
sono i servizi che seguono le dipendenze – possano avere anche dei fondi per trattare
questo, nel senso che è assurdo che se una persona utilizza alcol o utilizza droghe
possa fare un percorso anche in comunità, ma se un giocatore non ha risorse, non ha
nessuno che gli dà una mano, sempre che non abbia la fortuna d’incrociare sul territorio
qualche volontario o qualcuno esperto su questo.