2009-01-03 15:21:30

Non si ferma l'attacco israeliano a Gaza: colpita anche una moschea


Su Gaza granate israeliane: nel primo pomeriggio è entrata in azione l’artiglieria, mentre i carri armati si stanno muovendo verso il confine. Almeno 16 palestinesi sono rimasti uccisi in un bombardamenti su una moschea a Jabalya. Dall’esercito nessuna informazione, mentre fonti ospedaliere denunciano che i morti sono saliti a oltre 430, i feriti circa 2300. In serata l'esercito ha sferrato l'operazione di terra. Servizio di Graziano Motta RealAudioMP3
 
Ma quali saranno le prossime mosse di Israele e cosa ha ottenuto finora l’operazione “Piombo fuso”? Luca Collodi lo ha chiesto a Janiki Cingoli, direttore del Centro italiano per la pace in Medio Oriente:RealAudioMP3


R. – La situazione è che l'attacco via aria ha ottenuto, grossomodo, quello che poteva ottenere. Adesso si può arrivare ad uccidere qualcuno dei leader militari – come si sta facendo – e questo è un segnale preciso alla leadership di Hamas che potrebbe esserci in questo un’escalation. Tuttavia, di fatto, oggi Israele è di fronte ad un dilemma: se iniziare un’operazione di terra o no. Il problema è che se iniziano un’operazione di terra, il rischio è quello da un lato di avere molte perdite, e dall’altro di provocare anche molte perdite civili, perché si tratta di una zona non come quella in Libano in cui la popolazione aveva abbandonato la città, si era rifugiata in campagna; lì, a Gaza, ci sono moltissime persone, non saprebbero dove andare, e quindi le vittime civili potrebbero essere estremamente elevate, soprattutto nei campi dei rifugiati. E questo, ovviamente, potrebbe anche erodere quel po’ di consenso internazionale che l’operazione “Piombo fuso” ha potuto inizialmente avere, perché vista come reazione al continuo lancio di razzi e di missili da parte di Hamas.

 
D. – La Lega Araba sembra divisa sul giudizio da dare alla vicenda di Gaza...

 
R. – Sì, non è semplicemente divisa; è qualche cosa di più. Il problema è che, in questo momento, l’offensiva israeliana viene utilizzata da Hamas come attacco diretto ai regimi arabi moderati e in particolare al regime egiziano di Mubarak. Il fatto che ci siano state queste manifestazioni dei fratelli musulmani al Cairo – che chiedevano l’apertura dei valichi di confine con Gaza che invece Mubarak non vuole perché mancherebbe il controllo di Abu Mazen e della ANP – ci fa ricordare che Hamas è un’affiliazione diretta dei fratelli musulmani, quindi c’è una componente interna al mondo sunnita – che è quella di Hamas e dei fratelli musulmani che non sono sciiti ma sunniti – ma c’è un’alleanza tra questa componente più estremista del mondo sunnita con la componente sciita che fa capo all’Iran, tendente a rimettere in discussione gli attuali equilibri di potere all’interno del mondo arabo.

 
D. – Potremmo dire che il Paese che rischia di più, in questo momento, è l’Egitto; Egitto che è sotto, diciamo così, tra virgolette, attacco dell’integralismo islamico...

 
R. – Sì, e occorre capire una cosa: che se oggi, in Egitto, si votasse liberamente, è molto probabile che i fratelli musulmani avrebbero la maggioranza.







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