Le sfide dell'Europa nel 2009: intervista con il cardinale Erdö
Dal primo gennaio la presidenza di turno dell’Ue è stata assunta dalla Repubblica
Ceca, che ha ricevuto il passaggio di consegne dalla Francia. E mentre Praga si pone
alla guida dell’Europa comunitaria, la Slovacchia ha festeggiato l’adozione dell’euro.
Nel dare addio alla corona, Bratislava ha preceduto Polonia, Ungheria e la stessa
Repubblica Ceca che ancora non hanno fissato la data per l'adozione dell'euro. Sulle
prospettive per il continente all’apertura di questo nuovo anno, il servizio di Fausta
Speranza:
A parte
l’emergenza Medio Oriente, il nuovo anno si presenta per l’Europa denso di sfide.
C’è la crisi economica e c’è il difficile cammino verso il Trattato costituzionale
che attraverso le riforme istituzionali potrebbe dare più forza politica all’Unione.
Il semestre francese è stato segnato da prese di posizione importanti sul caso Georgia,
sulla crisi economica e sull’emergenza Gaza, mettendo ancora una volta in luce il
bisogno di un’Europa più unita e più forte nel messaggio di pace e sviluppo. Tutto
ciò deve partire da valori importanti, come ribadisce il cardinale Péter
Erdö, arcivescovo di Esztergom-Budapest e presidente del Consiglio delle
Conferenze Episcopali d'Europa:
R. - Prima di tutto,
penso che l’Europa sia più grande della struttura politica dell’Unione, perché arriva
fino agli Urali: comprende anche altre regioni che non fanno parte dell’Unione Europea.
D’altra parte, per noi forse la forma della collaborazione tra i Paesi europei non
è il punto più importante, ma lo è il contenuto. Voglio dire che è importante certamente
rinforzare le strutture, ma bisogna chiedersi per farci cosa. E’ assolutamente necessario
vedere chiaramente alcuni valori comuni, umani, che rendono possibile una vita più
umana in Europa. Tra tutti questi valori, io ribadirei la vita e la famiglia, perché
senza il rispetto della vita umana e senza la famiglia nessuna struttura può giovare
veramente alla convivenza delle società.
D. - Il
2009 si apre in piena recessione. Oltre ai vari interventi, più o meno tecnici, per
affrontare la crisi economica globale si chiede da più parti una riflessione profonda...
R.
- Sì, profonda davvero. Non si tratta soltanto della questione di una o di alcune
norme etiche, ma si tratta del contatto tra l’attività umana e la realtà oggettiva:
non bastano i nostri desideri, i nostri sogni, le nostre opinioni. E così anche i
valori - i valori della vita umana - non sono monetizzabili. Dunque, se una società
apprezza soltanto quello che ha un prezzo, che si può esprimere in una somma, allora
dimenticherà molte cose fondamentali, come per esempio la vita umana o anche l’ambiente.
Non è facile apprezzare questi valori: non è facile, per esempio, dare il giusto peso
alla fiducia tra gli uomini. Ci sono veramente grandi valori che una visione superficialmente
economica non può neanche capire, e quindi bisogna allargare l’orizzonte. E questo
richiederà ancora molti sforzi e penso che questa crisi finanziaria sia soltanto uno
dei primi sintomi di un cambiamento più profondo.
D.
- Di fronte a questi problemi, il cristiano è chiamato a dare testimonianza dei propri
valori...
R. - Prima di tutto, ad assumere anche
sacrifici personali per aiutare direttamente e personalmente quanti ne hanno bisogno,
e anche rendere testimonianza della propria convinzione, apertamente, senza paura
forse di un’opinione pubblica contraria, quando si tratta, per esempio, della vita
o della famiglia o di altri beni fondamentali per l’umanità.