Europa al sicuro dalla "guerra del gas" russo-ucraina
Il 2009 ripropone lo scenario della cosiddetta “guerra del gas” nei rapporti tra Russia
e Ucraina. Mosca ha bloccato le forniture a Kiev e nessun accordo è stato raggiunto
sui nuovi contratti di fornitura del metano. Nonostante la nuova crisi, il governo
ucraino ha rassicurato i vertici europei che non vi saranno ricadute sulle forniture
destinate all’Unione europea. A Carlo Corazza, direttore dell’Ufficio della
Commissione europea a Milano, Stefano Leszczynski ha chiesto come si stia muovendo
l’Europa comunitaria sul fronte energetico: R. - La priorità
della politica europea è quella di ridurre il più possibile la dipendenza energetica,
e quindi aumentare la sicurezza di approvvigionamento, e questo fa parte anche di
molte misure del cosiddetto “pacchetto energia 20-20-20”. D.
- Abbiamo sentito parlare, anche recentemente, di possibili nascite di cartelli energetici,
ad esempio, per quanto riguarda l’estrazione di gas. E' una situazione, questa, che
può far paura all’Europa? R. - Assolutamente sì, nel senso che
in questo modo la nostra dipendenza, se non reagiamo, tenderà ad aumentare, soprattutto
per Paesi come l’Italia che importano moltissimo gas e petrolio. Siamo soggetti, quindi,
alle mosse esterne. E' anche un problema di sovranità, è anche un limite alla nostra
sovranità: alla fine, dipendiamo da chi si può mettere d’accordo e limitarci e via
dicendo. Siamo sotto ricatto, in sostanza. D. - Una delle strade
possibili era, qualche tempo fa, quella delle politiche euromediterranee: è ancora
percorribile? R. - Sicuramente quella è una delle politiche,
nel senso che tutte le relazioni economiche esterne dell’Unione Europea hanno una
componente di politica energetica sempre più importante. Così, anche la nostra politica
di vicinato e la politica euromediterranea ha, tra le sue priorità, proprio quella
di garantirci un miglior approvvigionamento dai Paesi della sponda sud del Mediterraneo. D.
- Gli obiettivi sono quelli che guardano alle energie alternative, o siamo ancora
ancorati ai vecchi sistemi energetici? R. - Ci sono tanti strumenti.
Sicuramente, le energie alternative e il risparmio energetico, con i target molto
ambiziosi che si è fissata l’Unione Europea e sui quali si è trovato un accordo all’ultimo
Consiglio europeo, sono lo strumento principale. Però, anche la diversificazione dell’approvvigionamento
- cioè nuove paiplain, riclassificatori, una migliore interconnessione tra le reti
europee - sono strumenti importantissimi. D. - Gli obiettivi
dell’Unione Europea sono molto chiari. Com’è la risposta da parte degli Stati che
poi, in ultima analisi, sono quelli che realizzano le politiche europee? R.
- Devo dire positiva, perché si è trovato un accordo molto difficile, anche grazie
alla presidenza francese, e anche l’Italia mi sembra abbia dato un contributo positivo.
Quindi, a questo punto, possiamo dire che è iniziata l’attuazione del pacchetto energia. D.
- Nel giro di qualche anno, insomma, l’Europa potrebbe iniziare a star tranquilla... R.
- Stare tranquilla, direi che ci vorrà un bel po’ di tempo. Però ci siamo incamminati
nella giusta direzione.