2008-12-31 15:54:10

Il Consiglio ecumenico delle Chiese e la Caritas: sia tregua a Gaza


Fra il coro di appelli per il cessate il fuoco nella Striscia di Gaza si stagliano quelli del Consiglio ecumenico delle Chiese (Wcc) e della Caritas Gerusalemme. Chi è impegnato ogni giorno a costruire la pace in Terra Santa vede in questi giorni cadere ogni speranza. Le violenze perpetrate da entrambe le parti stanno, infatti, cancellando tutti i passi faticosamente percorsi sul difficile sentiero della pace, tracciato anche dalle organizzazioni religiose. E chi è tutt’ora all’opera fra le macerie di Gaza, per portare soccorso alla popolazione civile, auspica l’immediato intervento di tutti i soggetti internazionali. “I governi della regione, la Lega araba, gli Stati Uniti, l’Unione Europea e le Nazioni Unite – si legge in un messaggio del Wcc raccolto dall’Osservatore Romano - devono utilizzare i loro buoni uffici per fare in modo che tutti coloro che sono a rischio vengano protetti da entrambi i lati del confine e devono assicurare l’accesso agli aiuti di emergenza e medici”. “La morte la sofferenza degli ultimi giorni – prosegue il comunicato – sono spaventosi e vergognosi e non otterranno altro che nuove morti e nuova sofferenza”. Nella nota il Consiglio ecumenico delle Chiese sottolinea poi che l’eventuale utilizzo delle forze di terra non farebbe altro che aggravare l’attuale disastro. “Nei paesi coinvolti nel conflitto – si afferma infine nel messaggio – le Chiese e i loro membri chiedono ai governi di iniziare l’urgente lavoro di assicurare un futuro più certo a israeliani e palestinesi. I governi devono ora essere responsabili della pace”. Anche la Caritas Gerusalemme è intervenuta rivolgendo le sue preoccupazioni alle popolazioni colpite dalle violenze: “Sono già troppe le vittime innocenti. Noi condanniamo ogni violenza: i razzi lanciati dalla Striscia e i bombardamenti israeliani”. “Così vi saranno solo ulteriori spirali di violenza”. Una testimonianza diretta della drammatica situazione di Gaza arriva invece da padre Firas, parroco di Aboud, vicino a Ramallah, che parla di popolazione accerchiata per via della chiusura dei valichi con l’Egitto. La mancanza di carburante ha portato al taglio dell’elettricità e di conseguenza è impossibile far funzionare le apparecchiature degli ospedali. Non va meglio per approvvigionamento di beni di prima necessità come medicinali e viveri. Caritas Gerusalemme lancia quindi un appello per rispondere ai bisogni più urgenti della popolazione. (M.G.)







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