2008-12-28 15:36:05

Risposta positiva agli appelli della Chiesa cilena per affrontare la crisi economica senza licenziamenti


Incoraggianti e positive le prime reazioni del governo cileno e degli imprenditori agli appelli lanciati dalla Chiesa durante le festività di Natale, affinché “si trovino soluzioni nuove e creative alla crisi economica e si evitino i licenziamenti”. Mons. Alejandro Goic, vescovo di Rancagua e attuale presidente della Conferenza episcopale cilena, ha detto, alcuni giorni fa al quotidiano “El Mercurio” di “nutrire molte speranze affinché diverse e coraggiose iniziative possano aiutare ad affrontare la crisi”. Tra queste, ha avuto molta eco sulla stampa, non solo cilena, quella suggerita da mons. Juan Ignacio González, vescovo di San Bernardo, che nel suo messaggio natalizio si è rivolto direttamente agli imprenditori per chiedere non solo “una vita più austera, un uso del denaro più oculato, ma anche se necessario una rinuncia ai benefici”. “Non sono un esperto in questioni economiche”, ha spiegato il presule, ma “ai cari imprenditori posso dire che possono dare un contributo alla nostra società che è cristiana e che si fonda sui valori del Vangelo. (…) Molte persone stanno perdendo il posto di lavoro e si presentano in modo crescente agli organismi della Chiesa, alle mense, per chiedere cibo. Gli imprenditori - ha aggiunto - hanno fra le mani il dono di produrre ricchezza e possono rinunciare momentaneamente ai benefici” per salvare un’altra ricchezza: il "lavoro dell’uomo”. Secondo mons. González, proposte di questo tipo eviterebbero che la “crisi economica si traduca in licenziamenti, in disoccupazione, in dolore per tante famiglie”. Il ministro degli Interni cileno, Edmundo Pérez Yoma, ha detto di “condividere l’appello della Chiesa cattolica e dei suoi vescovi” ed ha lanciato la stessa richiesta a tutte le parti interessate. “Riteniamo che il 2009 debba essere l’anno della solidarietà. Gli imprenditori - ha aggiunto - non sono obbligati a farla, devono però ricordare che in questa crisi i posti di lavoro vanno toccati per ultimi e non per primi”. Riferendo dei suoi incontri con la Camera di commercio, della produzione e dell’edilizia privata, il presule ha osservato che esiste “amplia disponibilità per agire in questo senso. Tutti pensano che la prima cosa da evitare siano i licenziamenti”. Da parte sua, Ronald Bown, presidente dell’Associazione degli esportatori cileni, ha sottolineato che l’idea di rinunciare transitoriamente agli utili oppure di rinviare la riscossione a tempi migliori è un’alternativa che molti stanno già studiando. “Certo - ha sottolineato - molto dipende del singolo caso, ma è una buona prospettiva di lavoro”. Arturo Lyon, presidente dell’Associazione cilena delle industrie metallurgiche e metalmeccaniche, nel ricordare che le imprese sono proprietà degli azionisti - gli unici chiamati a decidere - ha osservato che “a questo punto s’impone l’apertura di un grande dialogo che consenta di trovare al tempo stesso le soluzioni per salvare l’impresa e non provocare disoccupazione”. Anche le prime reazioni sindacali appaiono incoraggianti, ma tutte sono improntate alla medesima richiesta: l’apertura di un ampio negoziato affinché le decisioni siano condivise e dunque rispettate da tutti. (A cura di Luis Badilla)







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