Sessant’anni fa in Ungheria l’arresto del cardinale Mindszenty
La Chiesa ungherese ha ricordato ieri il 60° anniversario dell’arresto del cardinale
Jozsef Mindszenty, arcivescovo di Eszertergom - Budapest e Primate d’Ungheria. Era
il 26 dicembre del 1948, a Eszertergom, quando il porporato veniva prelevato dalla
polizia nella cappella della curia arcivescovile, torturato e condotto in carcere,
dove sarebbe rimasto per circa 8 anni, fino all’ottobre 1956, dopo aver subito un
processo “farsa”. Alla notizia dell’arresto, Papa Pio XII nella lettera “Acerrimo
maerore” espresse profondo dolore e indignazione per l’ingiuria inferta al cardinale
Mindszenty. Ricordandone l’impegno in difesa del cattolicesimo e della libertà religiosa,
il Papa scriveva: “Ben conosciamo i meriti di questo ottimo Pastore; conosciamo la
tenacia e l’illibatezza della sua fede; conosciamo la sua fortezza apostolica nel
tutelare l’integrità della dottrina cristiana e nel rivendicare i sacri diritti della
religione. Che se con petto impavido e forte sentì il dovere di opporsi quando vide
che la libertà della Chiesa veniva sempre più limitata e in molte maniere coartata,
e soprattutto quando vide impedito con grave detrimento dei fedeli il magistero e
ministero ecclesiastico — il quale deve esercitarsi non solo nelle chiese, ma anche
all’aperto nelle pubbliche manifestazioni di fede, nelle scuole inferiori e superiori,
con la stampa, con pii pellegrinaggi ai santuari e con le associazioni cattoliche
— questo certamente non è per lui un motivo di accusa o di disonore, ma piuttosto
di alto elogio, giacché devesi ascrivere al suo ufficio di vigilante pastore”. (C.D.L)