Il cardinale Bagnasco ai detenuti: "Le celle diventino delle piccole chiese"
Che le celle del carcere diventino delle piccole chiese, da dove, “pur nel rispetto
di tutti e delle altre fedi”, si innalzi un coro di preghiera a Dio. E’ l’esortazione
dell’arcivescovo di Genova e presidente della Conferenza Episcopale Italiana, cardinale
Angelo Bagnasco, nell’omelia della Messa celebrata a Natale nel carcere genovese di
Marassi. Secondo quanto riferito dall’agenzia Misna, ai 630 detenuti nell’istituto
di pena – il 70% dei quali extracomunitari – il porporato ha ricordato che "Dio è
ovunque e ci vuole bene, non ama i nostri peccati, ma ama noi peccatori e vuole cancellare
le nostre colpe se noi siamo veramente pentiti”. E sul significato dell’esperienza
della detenzione il cardinale Bagnasco spiega che essa deve essere intesa quale “tempo
di redenzione, un tempo per fare verità dentro di voi, per riconoscere le colpe e
pentirsi del male compiuto”, perché questo è ciò che chiede il Signore, giacché “il
nostro peccato non fa solo male agli altri uomini, alla società civile, ma in primo
luogo a ciascuno di noi”. “l tempo presente – ha aggiunto - serva per recuperare l'umanità
profonda di ciascuno e per tornare, un giorno, nella società e riprendere in modo
nuovo il proprio cammino terreno". Rivolto ai cronisti, al termine della celebrazione,
l’arcivescovo di Genova ha osservato che il reinserimento dei detenuti che hanno scontato
la propria pena "deve essere una responsabilità di tutta la società”, che deve aver
cura in particolare di coloro che, una volta fuori delle mura del carcere, non possono
contare sul sostegno della famiglia. (C.D.L.)