“Dalla mangiatoia di Betlemme a tutti noi oggi, e per sempre, ci arrivano molti segni:
il primo e fondamentale è la nascita del nostro Redentore che si fa come noi, della
stessa carne, senza il peccato e resta qui con noi fino alla fine dei secoli”. Così
l'arcivescovo di Lima, cardinale Juan Luis Cipriani, durante la Messa nella Notte
Santa nella cattedrale metropolitana della capitale peruviana. Il porporato ha inoltre
ricordato che dal presepe "arriva anche il messaggio della Sacra Famiglia" che ci
invita a "scorgere i rischi dell'autosufficienza e della superbia della cultura imperante”.
“I pastori, gli angeli e l'asino - ha sottolineato - sono testimoni di un evento
grandioso, accompagnano Gesù e Maria nel momento centrale dell'incarnazione quando
Cristo in mezzo a noi si manifesta per indicarci il cammino verso il Padre, Dio".
Nello sforzo auspicabile di voler imitare sempre l’esempio della Sacra Famiglia, l'arcivescovo
di Lima ha evidenziato che il nostro orizzonte è "la civiltà della pace, della vita
e dell’amore” e quindi la consapevolezza “che è all’interno della famiglia ove si
forgia la fede e la speranza: luci per camminare verso lo sviluppo vero dell’umanità”.
Il porporato ha voluto rilevare anche la necessità della preghiera in un momento come
quello che vive il popolo peruviano e non solo. “Prego intensamente per ciascuno –
ha aggiunto - e desidero che nel cuore di ognuno questo Natale sia un nuovo germogliare”,
inedito, “mai ripetitivo” poiché “la salvezza che ci porta Gesù non è mai una ripetizione,
l’amore non è mai una replica, il perdono non è mai reiterazione, tutto è sempre nuovo
come nuovo: è il messaggio di questo Santo Natale”. La festa della Natività ha aggiunto
il cardinale Juan Luis Cipriani “ci immerge dunque in una sorta di atmosfera divina
che ci rammenta che Dio viene, è venuto e verrà per tutti, sempre”.“La presenza di
Dio nella persona del suo Figlio oggi, tra noi, rinnova la sua promessa: la salvezza
eterna” e “noi dobbiamo essere pronti” ha ricordato, ad Asunción, capitale del Paraguay,
l’arcivescovo metropolitano mons. Pastor Cuquejo. Questa Santa festa, ha proseguito
il presule, “è anche un monito che ci ricorda che abbiamo bisogno di una conversione
permanente, proprio quella che rifiutano coloro che lavorano in favore di correnti
di pensiero pansessuali, consumistiche e secolarizzanti”. Spiegando che la “società
paraguaiana deve avere fede in un Dio vicino e non lontano" poiché Lui non è mai uno
spettatore indifferente alle vicende dei suoi amati figli, mons. Cuquejo ha lanciato
un forte appello “ad essere sempre vicini ai più bisognosi affinché non vengano mai
privati della condivisione”. In questo dovere di tutti, ha detto l’arcivescovo di
Asunción, “ci assista sempre la Parola di Dio e la Santissima Eucaristia” che nella
comunicazione con l’altro possano riempire i nostri cuori “di bontà, amore, solidarietà”.
Infine, l’arcivescovo ha voluto ricordare che la Chiesa “spera che il presidente della
Repubblica, un laico impegnato in una società caratterizzata dalla presenza di omicidi,
furti e ingiustizie, applichi la dottrina sociale del cristianesimo”; dipende solo
dalle sue scelte - ha spiegato - dare testimonianza dei valori cristiani che ha conosciuto
e imparato lungo la sua vita. (A cura di Luis Badilla)