Il Papa all'Angelus: i cristiani vincano il male con la forza della verità e dell'amore.
Appello per la liberazione delle due consacrate italiane rapite in Kenya
Nella festa di Santo Stefano, durante l’Angelus odierno in Piazza San Pietro, il Papa
ha lanciato un accorato appello per la liberazione delle due consacrate italiane rapite
oltre un mese e mezzo fa in Kenya e di tutti gli altri sequestrati nel mondo. Quindi
ha additato come modello per i cristiani il primo martire della Chiesa che è morto
come Cristo perdonando i suoi uccisori. Il servizio di Sergio Centofanti.
Sull’esempio
di Santo Stefano i cristiani imparino ad essere “testimoni credibili del Vangelo vissuto
nella verità e nella carità”: il Papa lancia questo invito ricordando la morte del
primo martire cristiano, ucciso “a motivo della sua predicazione ardente e coraggiosa”
in un periodo in cui essere persecutori della Chiesa “era sentito … come un dovere
e un motivo di vanto”. Ma proprio questa testimonianza – ha affermato – fu “decisiva”
per la conversione di Saulo di Tarso: “Saulo perseguitava
la Chiesa ed aveva collaborato pure alla lapidazione di Stefano; lo aveva visto morire
sotto i colpi delle pietre e soprattutto aveva visto il modo in cui Stefano era morto:
in tutto come Cristo, cioè pregando e perdonando i suoi uccisori (cfr At 7,59-60)”. Poco
tempo dopo il martirio di Stefano, Gesù risorto appare a Saulo sulla via di Damasco
dove lo “zelante persecutore della Chiesa” voleva recarsi per arrestare altri cristiani:
“Sulla via di Damasco Saulo capì che perseguitando la Chiesa
stava perseguitando Gesù morto e veramente risorto; Gesù vivente nella sua Chiesa,
vivente anche in Stefano, che lui aveva sì visto morire, ma che certamente ora viveva
insieme con il suo Signore risorto. Potremmo quasi dire che nella voce di Cristo avvertì
quella di Stefano e, anche per sua intercessione, la grazia divina gli toccò il cuore.
Fu così che l’esistenza di Paolo cambiò radicalmente. Da quel momento Gesù divenne
la sua giustizia, la sua santità, la sua salvezza (cfr 1 Cor 1,30), il suo tutto”.
E un giorno – ha aggiunto il Papa – anche Paolo
“seguirà Gesù sulle stesse orme di Stefano, versando il proprio sangue a testimonianza
del Vangelo”: “Cari fratelli e sorelle, in Santo Stefano
vediamo realizzarsi i primi frutti della salvezza che il Natale di Cristo ha recato
all’umanità: la vittoria della vita sulla morte, dell’amore sull’odio, della luce
della verità sulle tenebre della menzogna. Lodiamo Dio perché questa vittoria permette
anche oggi a tanti cristiani di non rispondere al male con il male, ma con la forza
della verità e dell’amore”. Dopo l’Angelus il Papa
ha espresso la sua preoccupazione “per quanti si trovano in situazioni di sofferenza
e di grave difficoltà”. E il suo pensiero è andato in particolare alle due consacrate
italiane Maria Teresa Olivero e Caterina Giraudo, appartenenti al Movimento contemplativo
missionario “Padre de Foucauld”, sequestrate, da più di un mese e mezzo, insieme a
un gruppo di loro collaboratori locali, nel villaggio di El Waq, al nord del Kenya”: “Vorrei
che in questo momento sentissero la solidarietà del Papa e di tutta la Chiesa. Il
Signore, che nascendo è venuto a farci dono del suo amore, tocchi il cuore dei rapitori
e conceda quanto prima a queste nostre sorelle di essere liberate per poter riprendere
il loro disinteressato servizio ai fratelli più poveri. Per questo, cari fratelli
e sorelle, vi invito tutti a pregare, senza dimenticare i numerosi sequestri di persone
in altre parti del mondo di cui non sempre si ha chiara notizia: penso ai sequestrati
sia per motivi politici che per altri motivi in America Latina, in Medio Oriente,
in Africa. La nostra solidale preghiera sia in questo momento per tutti loro di intimo,
spirituale aiuto”. “La Festa di Santo Stefano – ha
detto il Papa – ci ricorda che siamo chiamati a seguire Gesù sulla via della Croce:
sebbene la sofferenza sia parte della vita, un Dio che entra personalmente nella storia
ha il potere di salvarci attraverso di essa”. “Questa fede – ha concluso - resti
in noi malgrado qualsiasi avversità”.