2008-12-26 09:19:14

Festa di Santo Stefano. Il cardinale Cé: occorre avere il coraggio di annunciare il Vangelo fino al martirio


Oggi, dunque, la Chiesa celebra la festa di Santo Stefano, primo martire della cristianità, ucciso per aver annunciato il Vangelo. Ma quali sono le virtù principali di questo Santo? Isabella Piro lo ha chiesto al cardinale Marco Cé, patriarca emerito di Venezia: RealAudioMP3

R. – Sono la carità verso i poveri, l’equità, la passione per Gesù Cristo, la libertà e il coraggio nella testimonianza della propria fede fin dal martirio.

 
D. – In lingua greca, “Stefano” significa incoronato. Possiamo quindi dire che il martirio è una corona per il cristiano?

 
R. – Nei primi tre secoli cristiani, fino al cessare delle persecuzioni, chi accedeva al battesimo, doveva mettere in conto l’eventualità del martirio, più di quanto possa accadere alla stragrande maggioranza di noi, oggi. Detto questo, dobbiamo però affermare che la radicalità evangelica di cui il martirio è l’espressione più forte, è intrinseca alla grazia battesimale: la grazia battesimale è immersione nella morte di Cristo, nel martirio di Cristo, quindi è partecipazione della sua resurrezione.

 
D. – Santo Stefano fu il primo martire della Chiesa. Ma quali sono, oggi, i nuovi martiri?

 
R. – Il martirio ha accompagnato tutta la storia della Chiesa. Un autorevole storico contemporaneo afferma che il secolo appena concluso, sotto il dominio di ideologie anticristiane, ha contato da solo più martiri di tutto il periodo delle persecuzioni dei primi secoli del cristianesimo. Ed anche il millennio appena iniziato è già segnato dallo stigma del martirio. Basti ricordare i tanti missionari e volontari, uomini e donne, dediti all’annuncio gratuito del Vangelo e impegnati nella solidarietà verso i più poveri e bisognosi che hanno pagato, e pagano con la vita, la loro fedeltà al Vangelo e alla carità cristiana. Non dovremmo mai dimenticarlo: questi testimoni della fede sono per noi un grande esempio di fedeltà e di coerenza, limpida e forte.

 
D. – Lei, lo ha appena ricordato: le violenze contro i cristiani continuano, in diverse parti del mondo, basti appunto citare i recenti episodi avvenuti in India. Guardando proprio a Santo Stefano Protomartire, quale insegnamento possiamo trarre da tutto questo?

 
R. – E’ vero, spesso i cristiani sono oggetto di violenza, anche grave. L’opinione pubblica incomincia a rendersene conto e a denunciarlo. Questo ci dice che, il discorso dei diritti umani, in particolare della libertà religiosa, è sempre un discorso aperto e che c’è ancora molta strada da fare. Far crescere una mentalità di rispetto e di accoglienza, il più possibile condivisa, è un impegno che ci coinvolge tutti e deve vederci vigilanti attivi nell’escludere comportamenti di discriminazione, aprendoci invece, sempre più, all’accoglienza e alla solidarietà nei confronti dell’altro, oppure diverso da noi, noi cristiani soprattutto, che abbiamo ricevuto dal Signore, come segno dell’appartenenza a Lui, il comandamento di amarci gli uni gli altri, come Lui ci ha amati.

 
D. – Eminenza, un’ultima domanda: qual è quindi il messaggio che Santo Stefano Protomartire lascia all’uomo nel 2000?

 
R. – Il messaggio è di avere il coraggio di testimoniare la propria fede, anche quando questo costa molto sacrificio.







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