2008-12-24 15:25:08

Presepi all’ombra del Cupolone: la tradizione romana dell’arte presepiale


La storia del presepio risale agli albori della cristianità: già nei primi secoli a Natale nelle Chiese venivano esposte immagini della Natività. Ma fu San Francesco d'Assisi a lanciare nel XIII secolo la tradizione presepiale. Una tradizione raccolta in particolare da Napoli: ma anche Roma può vantare una secolare tradizione nella rappresentazione artistica della Natività. E’ quanto sottolinea la storica dell'arte Nicoletta Fattorosi Barnaba, intervistata da Emanuela Campanile:RealAudioMP3

(canto)

 
R. - Nel XIII secolo San Gaetano da Thiene, il fondatore dei Teatini, importerà a Roma questa tradizione. Il primo presepe a Roma verrà realizzato nella Chiesa di Santa Dorotea e Silvestro a Trastevere, e da lì verrà “esportato” poi in tutta Italia, e possiamo pure dire in tutto il mondo, nei monasteri. C’è una cosa abbastanza divertente da dire: le suore non potevano fare i presepi; soltanto i monaci, perché si riteneva che realizzare il presepe, la grotta, pensare ai personaggi, le distraesse dalla preghiera. Le principali caratteristiche del presepe romano, rispetto a quello napoletano, sono una maggiore linearità. Diciamo che è un po’ più classicheggiante il presepe romano… Molto importante e forte è il riferimento al paesaggio sia urbano che agreste di Roma. Spesso Betlemme diventava un rione della città. Spesso veniva messo il pastore con la pecora sulle spalle, perché era come anticipare la figura del Buon Pastore.

 
D. – Quali sono allora gli elementi caratteristici che compongono il presepe romano?

 
R. – La città era la protagonista, insieme alla Natività ovviamente. E la cosa bella di questi presepi è che erano semoventi. Se per esempio era rappresentata l’ansa del Tevere si vedevano le barche che giravano sul fiume. E poi tutti gli artigiani che si muovono: il fabbro, il falegname... Quindi era un presepe che viveva di una “vita vera”, perché doveva recuperare questa vita per dire: “Tutti stiamo qua, felici, che nasce il Bambino”. Era un presepe, quindi, sentito moltissimo. C’erano le case che potevano ospitare anche i romani che volessero andare a vedere i presepi privati, si metteva fuori della porta di casa una corona di mortella, per avvertire: “Potete entrare, perché qui c’è un presepe anche per voi”. Questo presepe è arricchito anche dall’asino e dal bue che, secondo i Padri della Chiesa, sono due elementi che ci fanno pensare: uno, il bue, al popolo eletto, e l’asino invece ai pagani, come riferimento di qualcosa che cambia proprio la vita delle persone.







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