Dibattito a Roma sull'America di Obama: l'intervento del cardinale Laghi
Che cosa porterà all'America e al mondo la nuova presidenza degli Stati Uniti? E'
stato questo il tema del dibattito che si è svolto ieri, a Roma, in occasione della
presentazione dell'ultimo numero della rivista di geopolitica Limes dedicato al “Progetto
Obama”. L'incontro ha visto la partecipazione in video conferenza del cardinale Pio
Laghi, che, tra gli altri incarichi, è stato nunzio negli Stati Uniti e che, in particolare
in occasione della Seconda guerra del Golfo , fu incaricato da Papa Giovanni Paolo
II di rappresentare la posizione della Santa Sede al governo statunitense: il 1° marzo
2003 incontrò il presidente George W. Bush chiedendo che si evitasse la guerra. C'era
per noi Fausta Speranza.
L'America
che eravamo abituati a considerare prima indiscussa potenza mondiale si presenta ridimensionata:
l'aggettivo è di Lucio Caracciolo, direttore di Limes, che nell'editoriale parla del
piano dell'economia, della sicurezza e di altro. In ogni caso, parliamo di un'America
alla quale Benedetto XVI ha guardato con speranza nel suo ultimo viaggio e alla quale
ha portato un messaggio di speranza. E' quanto ha ribadito nel suo intervento il cardinale
Pio Laghi:
“Benedetto XVI quando è andato in aprile, ed è
andato a celebrare anche il suo compleanno, è stato ricevuto dalla Casa Bianca, da
Bush, in una maniera straordinaria. Ha portato molta speranza negli Stati Uniti. Obama
rompe una tradizione durata 220 anni di 43 presidenti bianchi. Quello che è avvenuto
il 4 novembre credo si possa considerare come una liberazione da quell’orrendo peccato
originale che per tanti anni ha macchiato il volto e la natura degli Stati Uniti,
cioè lo schiavismo”.
Accanto a tutto ciò ci sono considerazioni importanti
da fare da parte della Santa Sede e della Conferenza episcopale statunitense sul piano
dell'etica. Secondo l'articolo dell'editorialista Massimo Franco, all'interno di Limes,
“Il Vaticano teme il dopo Bush”. Il cardinale Laghi smentendo timori e affermando
di condividere le posizioni fin qui espresse da Barack Obama in materia di giustizia
sociale, sanità e migrazione, si è espresso così:
“Obama porta con sé
alla Casa Bianca il primo vicepresidente cattolico, Joe Biden. Si è visto nei giornali
che Obama avrebbe incaricato il suo vicepresidente di una task force per la famiglia.
Questo è un buon segno. Naturalmente, sperando che la famiglia venga difesa, perchè
questo è un punto fondamentale dei rapporti tra la Chiesa cattolica, che rappresenta
il 25 per cento della popolazione degli Stati Uniti ed è un blocco abbastanza solido,
una spina dorsale. Oltre a questo c’è quello della difesa della vita. Il punto che
può essere di contrasto con la Chiesa è proprio questo: la famiglia e poi la difesa
della vita”.
A ricordare le priorità della Chiesa è stato anche mons.
Marcelo Sànchez Sorondo, Cancelliere della Pontificia Accademia delle Scienze sociali.
A dire la sua su come il mondo politico italiano guarda al nuovo corso statunitense,
Walter Veltroni, segretario del Partito Democratico.