Al via a Mosca la riunione dei Paesi esportatori del gas
A Mosca la riunione dei Paesi esportatori del gas, a cui prendono parte, tra gli altri,
anche i ministri di Iran e Qatar. L'obiettivo è quello di discutere e definire lo
statuto di un nuovo organismo per la cooperazione tra produttori. L’incontro giunge
dopo che ieri Russia e Bielorussia hanno siglato un accordo sulle forniture di gas
nel 2009. Per un’analisi dell’attuale assetto del mercato energetico europeo e del
ruolo fondamentale del colosso russo, Stefano Leszczynski ha sentito Fabrizio
Dragosei, corrispondente da Mosca del Corriere della Sera:00:02:11:04
R.
– Gran parte del gas consumato in Europa occidentale, in Europa orientale e negli
ex-Paesi dell’Unione Sovietica ed ex-Paesi satelliti, viene fondamentalmente da due
fonti: dalla Siberia e dall’Asia centrale, dalla zona del Caspio. Tutto questo gas,
o gran parte del gas, oggi passa attraverso i gasdotti russi. Questo vuol dire che
il Turkmenistan, tanto per citare un Paese che volesse vendere gas all’Ucraina, deve
passare per i tubi russi. Quindi cosa succede? Gazprom ha costretto questi Paesi
a vendere a loro il gas e poi, a sua volta, Gazprom lo rivende all’Europa. Quindi
la Russia ha un controllo totale del mercato. Il tentativo è quello di creare delle
linee alternative che portino il gas in Europa non passando per la Russia.
D.
– Si parla addirittura della possibile creazione di un cartello dei Paesi produttori
di gas …
R. – Un cartello di produttori del gas avrebbe
comunque possibilità di agire solamente su una parte molto ridotta delle forniture
di gas, perché il metano viene in massima parte venduto attraverso i gasdotti che
uniscono stabilmente un Paese consumatore e un Paese produttore.
D.
– Non c’è la possibilità di chiudere un rubinetto unico, quindi rendere il prodotto
energetico più pregiato? I rapporti sono sempre bilaterali?
R.
– Assolutamente sì! Il prezzo del gas, naturalmente, non è stabile, nel senso che
varia. Ma varia in base ad un paniere di prodotti petroliferi – gasolio, benzina,
eccetera – per cui è legato a quei prezzi. Ora, oggi che i prezzi dei prodotti petroliferi
sono scesi – sono scesi i prezzi del petrolio, ma sono scesi anche i prezzi dei prodotti
finiti – anche il prezzo del gas scende. Questo avviene in base ai contratti firmati.
Ora, naturalmente, in caso di crisi gravissima un Paese come la Russia potrebbe anche
mandare a monte i contratti e chiudere i rubinetti, però sarebbe veramente un’azione
estrema. Un'azione estrema anche perché non solo avrebbe conseguenze politiche gravissime,
ma avrebbe anche conseguenze interne sulla stessa Russia: quel gas che non verrebbe
più venduto in Europa, rimarrebbe infatti nei depositi russi perché non potrebbero
venderlo a nessun altro.