2008-12-22 08:41:25

Padre Cantalamessa: l'Occidente festeggia il Natale dimenticando Gesù


Il Natale è ormai alle porte, ma in Occidente si rischia di celebrare questa Solennità dimenticandone il protagonista: a sottolinearlo è stato padre Raniero Cantalamessa nelle sue prediche d’Avvento alla Famiglia pontificia. Ascoltiamo il predicatore della Casa Pontificia, al microfono di Fabio Colagrande:RealAudioMP3

R. – Rischiamo di fare una festa senza il festeggiato, perché il Natale sta diventando proprio questo: una festa in cui è assente il festeggiato, cioè Gesù Bambino. Vediamo sempre più diffondersi una mentalità che dà al Natale un significato tutto diverso: ricordo l’episodio recente di Oxford dove si è voluto evitare perfino il nome di Natale chiamandolo “Festival della luce”. Fa parte di questo tentativo che prende il pretesto dalla sensibilità di altre religioni presenti tra noi, ma in realtà invece è un pretesto del secolarismo, del laicismo che non vuole avere segni religiosi tra i piedi, nella società, per così dire.
 
D. – Come imparare ad abbandonarsi allo Spirito di Cristo?
 
R. – La Parola di Dio è il mezzo privilegiato, è il primo mezzo; il secondo sarà l’Eucaristia, ma all’Eucaristia si arriva dopo che si è scoperto chi è Gesù. Quindi, il primo approccio dev’essere la predicazione, ma non una predicazione generica: qui è proprio la lezione di Paolo! Bisogna partire dal kerygma. Il kerygma vuol dire quel grido che ha come contenuto la notizia più importante che riassume tutto: “è morto per i miei peccati, è risorto per la mia giustificazione”. Per noi, oggi, in una società che non è più cristiana nel senso di una volta - dove la scuola, la famiglia non educano più alla fede - la fede non sboccia così spontaneamente, a poco a poco: bisogna suscitarla. E San Paolo dice che la fede nasce esclusivamente in presenza di questo annuncio. Tutto il resto – la catechesi, la morale, la spiritualità – vengono dopo per formare una fede che è nata. Ma “fides ex audito”, dice Paolo, la fede nasce dall’ascolto di questo annuncio.
 
D. – Nella terza predica d’Avvento lei ha citato una frase di Origene: “Che giova a me che Cristo sia nato una volta da Maria a Betlemme, se non nasce anche per fede nella mia anima?”. Quale augurio possiamo trarre da questa frase?
 
R. – Gesù è nato una volta storicamente, una volta per tutte, ma può nascere sempre di nuovo per fede nella persona che – diceva San Bonaventura – concepisce il desiderio di accogliere Cristo nella propria vita in un modo nuovo. Ecco: è nato Gesù in quel cuore, quindi questo sarebbe il vero Natale che io auguro a tutti gli ascoltatori, soprattutto se sono credenti. Di non accontentarsi di un Natale esteriore ma di fare un Natale interiore, che sarà fonte di una gioia forse sconosciuta.
 
D. – A chi sta vivendo un periodo di difficoltà, anche magari nella propria fede, nel proprio rapporto con Dio, cosa possiamo dire?
 
R. – L’Anno Paolino su questo ci dà un grande incoraggiamento: pensare che Gesù un giorno entrò nella vita di uno che lo stava perseguitando … Allora, bisogna avere fiducia che se si è in buona fede, se non si rigetta Dio, se ci si sforza, Gesù è così buono, così generoso, così paziente con noi, che troverà il modo di arrivare a noi, di fare il Natale con noi, nonostante le difficoltà economiche, spirituali o altro.
 
D. – Quindi, lasciarsi in qualche modo pervadere dallo spirito di Cristo …
 
R. – Sì: credere in Lui, credere nel senso forte di avere fiducia in Lui.







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