Lettera del vescovo di Hong Kong sui veri valori del Natale
“Non sono contrario per principio all’acquisto di regali costosi o a concedersi pranzi
sontuosi, ma quest’anno, mentre ricordiamo Cristo, che nacque in una mangiatoia, dobbiamo
riflettere sulle cause dello tsunami finanziario che ha investito l’economia globale.”
Sono parole del cardinale Joseph Zeng vescovo di Hong Kong, nella lettera ai fedeli
della diocesi in vista del Natale, dissufa da Asianews. Il cardinale denuncia “la
spesa smodata, la cupidigia per l’arricchimento facile, la gestione irresponsabile
della finanza, il rifiuto dei governanti di dare risposte al popolo o di assolvere
ai loro compiti di controllo del mercato finanziario”. In questa situazione – afferma
– “se dovessi agire in conformità alla politica di salvataggio dei mercati, che invita
a incentivare la spesa, allora dovrei incoraggiare i fedeli ad acquistare regali costosi
e godere di un pranzo di Natale sontuoso con tutta la famiglia.” Quindi spiega che
invece il messaggio è radicalmente diverso perché – aggiunge – “ciò che il Natale
mette in luce sono la povertà e la frugalità.” Il vescovo di Hong Kong chiama ad
altre riflessioni concrete in relazione alla crisi economica globale, affermando:
“I più ricchi possono restare aggrappati ai loro titoli di borsa svalutati e aspettare
un’altra occasione per fare denaro. Ma l’economia reale è già stata danneggiata. Le
piccole e medie imprese sono già state escluse dal mercato. Le persone comuni hanno
già perso il lavoro e non possono pagare i mutui della casa, e perfino nutrire le
loro famiglie.” Il vescovo di Hong Kong invita tutti ad evitare scelte sprovvedute
ricordando che “molte persone spendono i soldi prima ancora di averli guadagnati e
le uscite superano le entrate”. Ancora sul piano dei meccanismi a livello di gestione
nazionale e internazionale, il cardinale fa affermazioni forti: “La gestione degli
affari non è più un meccanismo che serve a sostenere l’economia reale. Imprenditori
senza scrupoli fabbricano prodotti avvelenati. Il governo collabora con il mondo del
commercio. Il mercato si va sempre di più trasformando in un capitalismo estremo,
senza regole. Prima o poi le bolle finanziarie scoppiano e, all’improvviso, ci rendiamo
conto che la prosperità è un’illusione. Il sistema finanziario è crollato, le persone
hanno perso fiducia, ciascuno pensa solo a salvare se stesso.” Si tratta di considerazioni
e denunce molto legate alla realtà concreta di questi tempi ma che il cardinale fa
in funzione di insegnamenti importanti in occasione del Natale. Il porporato ribadisce
che in questo Natale “Cristo ci incoraggia a dimenticare noi stessi, a preoccuparci dei
nostri fratelli e sorelle poveri e far sì che tutti possano trascorrere un Natale
caldo e sereno. Ma Cristo ci dona anche un regalo segreto per fuggire per sempre alla
povertà: è lo spirito della povertà stessa, la virtù della frugalità.” Il cardinale
ricorda che “nell'albergo non c’era posto per Giuseppe e la moglie incinta, che era
ormai prossima al parto. Il bambino Gesù è nato in una mangiatoia, ma ha sorriso lo
stesso alla madre. Nell’abbraccio di sua madre si è sentito come se non avesse mai
abbandonato il paradiso. La tenerezza e la fedeltà di Giuseppe hanno infuso nel bambino
Gesù un senso di sicurezza, molto più forte della protezione fornita da migliaia di
guardie reali.” In definitiva l’insegnamento di sempre è che “il calore e l’affetto
sono la ricchezza più grande”. Il cardinale conclude la sua lettera ai fedeli della
diocesi scrivendo: “Gli uomini sono molto più preziosi del denaro. Il Salvatore è
nato per ogni uomo, per me, per voi e per l’ultimo dei nostri fratelli”. (F.S.)