Il prof. Sigismondi commenta l'Angelus "astronomico" di Benedetto XVI
Ieri, nella quarta domenica di Avvento, nel giorno in cui cadeva il solstizio d’inverno,
Benedetto XVI ha voluto ricordare, durante l’Angelus, l’imminente apertura dell’Anno
mondiale dell’Astronomia e l’importanza che questa scienza ha avuto nella Storia della
Chiesa, in particolare nello ‘scandire i tempi della preghiera’. Il Papa ha sottolineato,
tra l’altro, come forse non tutti sappiano che Piazza San Pietro è anche una “meridiana”,
con l’ombra dell’obelisco che indica il “mezzogiorno vero”, ora in cui si recita l’Angelus.
Per un commento alle parole del Papa sentiamo il prof. Costantino Sigismondi,
astrofisico, docente di storia dell’astronomia all’Università La Sapienza di Roma.
L’intervista è di Fabio Colagrande.
R. - Non
è un caso che sua Santità abbia scelto il nome di Benedetto: nella regola di San Benedetto,
noi troviamo già l’organizzazione del giorno e della preghiera, a seconda delle ore
della notte e del giorno, basata sull’astronomia. Se andate a vedere la Regola di
San Benedetto, vedrete che i ritmi della preghiera sono armonizzati con la natura.
E’ presente l’alternanza inverno-estate, quindi con le notti più o meno lunghe. Quindi
lui, appunto, ha citato le ore dell’Angelus ma poteva andare oltre, mostrando questo
legame per quanto riguarda il tempo cronologico. Poi abbiamo la Pasqua, che è legata
all’equinozio e al plenilunio. A tal proposito, per esempio, c’è in inglese una parola
che vuol dire “Quaresima”, si chiama “Lent”, viene dal verbo “lengthening”, allungarsi,
e mostra proprio che durante la Quaresima, i giorni si allungano. Ieri il Papa ha
ricordato che, a partire dal solstizio di inverno, i giorni si allungano, si allungano
pian piano, poi l’allungamento diventa più rapido, proprio nei giorni che precedono
la Pasqua: perciò in inglese è rimasta questa parola, “Lent”. Quindi abbiamo tantissime
testimonianze del legame che c’è tra l’astronomia e la liturgia.
D.
– Prof. Sigismondi, il Papa ha ricordato anche che Piazza San Pietro è una grande
meridiana. In realtà sono molte le chiese, gli edifici sacri che hanno, al loro interno,
meridiane…
R. – L’orientamento di una chiesa, è un’operazione
che si basa su calcoli e misure di tipo astronomico. Le cattedrali sono sempre state
un punto di riferimento per le città e per la cittadinanza: erano presenti gli orologi
solari, erano anche presenti i regoli per la misura delle distanze. Uno poteva andare
a confrontare il proprio metro ed avere il campione proprio sulle mura delle antiche
cattedrali. In Piazza di San Pietro l’obelisco è stato messo da Sisto V e la linea
meridiana è stata aggiustata nel 1817; è un esempio, forse il più clamoroso, di quello
che Benedetto XVI ha ricordato.
D. – Il Papa ha voluto
così salutare la prossima apertura dell’Anno dedicato all’astronomia a 400 anni dalle
prime osservazioni fatte da Galileo Galilei con il cannocchiale. Il 2009, prof. Sigismondi,
sarà dunque un’occasione anche per riaprire il famoso caso Galilei?
R.
– Il caso Galilei, non si chiude mai perché ci sono continuamente opinioni e punti
di vista, magari anche preconcetti, che tendono, continuamente, a riaprirlo. Ieri
il Papa ha reso omaggio, di fatto, a Galileo Galilei, mostrando come attraverso lo
sviluppo dell’astronomia l’uomo possa mettersi in sintonia con ciò che è stato creato
dalla Parola di Dio, dalla stessa Parola di cui la Chiesa è depositaria. La Parola
che troviamo nella Bibbia è la stessa che ha creato il cielo e la terra. Non è una
novità e a questa visione Galileo era perfettamente omogeneo. Suggerisco di visitare,
nella Basilica di Santa Maria degli Angeli a Roma, una mostra, che si chiama “Galileo
divin uomo” che mostra proprio gli scritti cristiani di Galileo Galilei. Forse sono
del tutto sconosciuti e vale la pena approfondirli.
D.
– Cosa avrebbe detto l’astronomo pisano sentendo le parole di Benedetto XVI?
R.
– Galileo sarebbe stato veramente contento di sentire queste parole. Probabilmente,
i media del tempo non erano come quelli di oggi che consentono di far rimbalzare le
parole del Papa, immediatamente in tutto il mondo. Però, certamente, lui sarebbe stato
contento che milioni di persone hanno potuto ascoltare dal Papa un “Angelus astronomico”.