2008-12-22 15:20:36

I vescovi iracheni: “Il Natale è momento di speranza per tutto il Paese”


Il Natale rappresenta “un momento di festa e di condivisione per tutto il Paese”. Si intravedono “piccoli segnali di speranza” per la comunità cristiana, ancora oggi vittima di “sofferenze e discriminazioni”. È quanto espresso ad AsiaNews da alcuni vescovi iracheni alla vigilia delle festività natalizie. “Il ministero degli Interni ha organizzato una festa – sottolinea mons. Louis Sako, arcivescovo di Kirkuk – il cui scopo era di premiare quanti si sono battuti per il dialogo interreligioso e hanno portato avanti iniziative di pace; un gesto di solidarietà verso i cristiani e un invito a fare ritorno in Iraq”. La festa si è svolta sabato nella capitale, il primo evento pubblico legato al Natale, e ha visto la partecipazione di moltissimi bambini in compagnia delle loro famiglie. Giudizi positivi arrivano anche da mons. Shlemon Warduni, vescovo ausiliare di Baghdad, secondo il quale si tratta di un “primo passo incoraggiante”, ma ribadisce che ciò che conta sono “i fatti concreti, a partire dal rispetto dei diritti dei cristiani, violati in troppi casi”. “Il governo invita gli esuli a tornare – continua mons. Warduni – e questo è un bene. Restano però molti elementi irrisolti: la cancellazione dell’art. 50 dalla legge elettorale che lede i diritti delle minoranze, la mancanza di opportunità di lavoro per i cristiani, ancora oggi discriminati nell’ambito professionale”. Mons. Rabban Al Qas, vescovo di Ammadiya ed Erbil, racconta di un “clima festoso” fra i fedeli della sua diocesi e annuncia la diffusione in diretta televisiva della messa di Natale da parte della TV curda: “Un messaggio di pace – racconta il vescovo – per tutta la comunità, con un pensiero particolare a quanti stanno ancora soffrendo”. Per i vescovi ai tempi del dittatore era forse più “facile festeggiare”, ma pur in mezzo ad atroci sofferenze “la speranza del messaggio cristiano che si rivela in un Bambino ha un valore ancora più forte oggi”. “Ai tempi di Saddam vi erano molte più restrizioni alla libertà – sottolinea mons. Sako – e questo controllo serrato del governo garantiva maggiore sicurezza alla comunità cristiana durante le celebrazioni. Oggi, però il Natale acquista un significato maggiore perché rappresenta anche un rito di conversione. Oggi è viva l’attesa per un cambiamento”. Una libertà di pensiero maggiore è ribadita infine da mons. Rabban al Qas e testimoniata dalla presenza di 33 canali televisivi privati, un fatto “impensabile ai tempi del regime”. “Certo – denuncia il prelato – è altrettanto evidente una sofferenza maggiore per la comunità cristiana, ma sono ottimista, perché proseguendo su questo cammino si raggiungeranno democrazia e libertà”. (V.V.)







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