All'Onu, la posizione della Santa Sede sulla depenalizzazione dell'omosessualità
Sessantasei Paesi hanno fatto appello ieri all'Onu di New York per la depenalizzazione
universale dell’omosessualità. Una dichiarazione, contenente tale richiesta, è stata
letta all’Assemblea Generale dall'ambasciatore argentino a nome dei Paesi che la sostengono,
compresi i 27 dell'Unione Europea che se ne sono fatti promotori attraverso il ministro
francese per i Diritti Umani. Fanno parte dell'Assemblea Generale 192 nazioni: una
sessantina di queste, guidate dall'Egitto, ha presentato una contro-dichiarazione.
La Santa Sede ha chiarito la propria posizione con un intervento dell’arcivescovo
Celestino Migliore, osservatore permanente presso l’ONU. Il servizio di Giada Aquilino:
Il primo
punto affrontato dall’arcivescovo Migliore è stato quello di sottolineare come la
Santa Sede apprezzi gli sforzi fatti nella Dichiarazione presentata ieri “per condannare
ogni forma di violenza nei confronti di persone omosessuali, come pure per spingere
gli Stati a prendere le misure necessarie per metter fine a tutte le pene criminali
contro di esse”. Allo stesso tempo - ha spiegato - la Santa Sede osserva che la formulazione
di tale documento va ben al di là dell’intento indicato. Le categorie “orientamento
sessuale” e “identità di genere” usate nel testo - ha aggiunto il rappresentante vaticano
- non trovano riconoscimento o chiara e condivisa definizione nella legislazione internazionale.
“Se esse dovessero essere prese in considerazione nella proclamazione e nella traduzione
in pratica di diritti fondamentali, sarebbero causa di una seria incertezza giuridica”,
ha detto, e “verrebbero a minare la capacità degli Stati alla partecipazione e alla
messa in atto di nuove o già esistenti convenzioni e standard sui diritti umani”.
Il testo, quindi, pur giustamente condannando “tutte le forme di violenza contro le
persone omosessuali” e affermando il dovere di proteggerle, “dà invece origine a incertezza
delle leggi” e “mette in questione le norme esistenti sui diritti umani”. La Santa
Sede - ha concluso l’arcivescovo Migliore - “continua a sostenere che ogni segno di
ingiusta discriminazione nei confronti delle persone omosessuali dev’essere evitato”,
spingendo gli Stati “a metter fine alle pene criminali contro di esse”.