La Chiesa in Bolivia condanna gli scontri di Patacamaya
La Conferenza episcopale della Bolivia ha condannato ieri con fermezza l’uccisione,
lunedì scorso, di un giovane di 27 anni, Nelson Aduviri, durante gli scontri avvenuti
tra la polizia e alcuni importatori di veicoli usati nella località di Patacamaya,
sulla strada che porta al confine con il Cile. Nel comunicato i vescovi esprimono
affetto e solidarietà ai familiari della vittima e, al tempo stesso, chiedono alle
autorità di chiarire i fatti e punire i colpevoli. Gli stessi sentimenti di partecipazione
sono estesi ai numerosi feriti, registrati sia tra i manifestanti che tra le forze
dell’ordine. In situazioni simili “occorre riprendere la via del dialogo, con realismo,
serenità e senso critico”, sottolineano i presuli che aggiungono: “La Chiesa cattolica
ribadisce davanti all’opinione pubblica nazionale che i fini legittimi nulla hanno
a che vedere con la violenza che offende la dignità umana”. Intanto il Ministro degli
interni Alfredo Rada ha confermato, secondo quanto stabilito dalla perizia medica,
che il giovane manifestante è stato raggiunto da alcune pallottole e che sarà aperta
un’inchiesta sui fatti. Inoltre, ha precisato il ministro, i cittadini peruviani arrestati
durante le proteste degli importatori, che manifestavano contro recenti decisioni
del governo boliviano, saranno espulsi dal Paese anche perché, ha precisato, molti
di loro sono residenti illegali. I fatti hanno avuto inizio lo scorso lunedì, quando
gli importatori e i loro dipendenti hanno richiamato l’attenzione dell’opinione pubblica
sulla pessima situazione del settore bloccando la strada, a 100 chilometri dalla capitale.
In un incontro con la stampa i lavoratori hanno quindi chiesto al Presidente Evo Morales
l’annullamento del decreto che vieta l’importazione di veicoli usati che abbiano più
di cinque anni. Con l’arrivo della polizia le versioni si sono fatte confuse e contraddittorie.
Mentre i lavoratori dicono che la protesta è stata interrotta con la violenza, le
autorità sostengono che si è trattato di una normale operazione di ordine pubblico
per ripristinare l’esercizio di un diritto impedito. Fonti locali riferiscono inoltre
di una seconda vittima ma la notizia non è confermata dalle autorità locali. (A
cura di Luis Badilla)