Caso Eluana: nota del Centro di Bioetica della Cattolica
L’abbandono assistenziale di chi non è in grado di provvedere autonomamente a se stesso
è illegittimo. Così ha inizio la nota del Centro di bioetica dell’Università Cattolica
sull’Atto di indirizzo generale del Ministro Sacconi, che – secondo l’Istituto – fa
chiarezza sul tema ed evidenzia “il dovere essenziale di uno Stato di diritto e delle
strutture preposte alla cura e all’assistenza”. Citando la Convenzione delle Nazioni
Unite sui diritti dei disabili, sottoscritta dall’Italia, il documento sostiene che
“il pronunciamento giuridico sul Caso di Englaro non può e non deve diventare normativo”
e che “per una persona in stato vegetativo, l’alimentazione e l’idratazione, quando
servono al loro scopo, e cioè fornire sostegno a una persona che non ha particolari
patologie in corso, e che non sta morendo, risultano sempre doverose”. Secondo la
nota non vanno confuse “le situazioni cliniche delle persone in stato vegetativo con
quelle di coloro che sono nella fase terminale dell’esistenza, affette da patologie
giunte allo stadio conclusivo” e dunque “non risulta motivata la sospensione in nome
del fatto che una persona dipende da altri per il suo sostentamento o non potrà riprendere
una coscienza relazionale, come nei casi delle persone in stato vegetativo o nelle
demenze senili gravi”. In questa prospettiva – si legge - “private concezioni della
dignità della vita” non possono alimentare “ingiuste discriminazioni”. “Il primato
della cura e dell’assistenza – conclude il documento dell’università cattolica - non
va contrapposto alla libertà di programmazione dei trattamenti, alla valutazione della
proporzionalità delle cure e degli interventi, ai diritti di scelta rispetto alle
prassi terapeutiche, al rifiuto dell’accanimento clinico, perché – si ribadisce -
sono le due facce della stessa logica di riconoscimento della dignità umana”. (C.D.L.)