Pubblicati dalla Lev due libri dei cardinali Sodano e Arinze
Episcopato e sacerdozio: due diverse dimensioni di uno stesso ministero, quello del
servizio a Cristo e alla Chiesa. E’ ciò che è emerso dalla presentazione, ieri, presso
la Sala Marconi della nostra emittente, dei volumi “Verso le origini. Una genealogia
episcopale” del cardinale Angelo Sodano, pubblicato in occasione dei 30 anni della
sua ordinazione all’episcopato, e “Riflessioni sul sacerdozio. Lettera a un giovane
sacerdote” del cardinale Francis Arinze, nel 50.mo anniversario della sua ordinazione
sacerdotale. Editi dalla Libreria Editrice Vaticana, i volumi individuano un percorso
ideale che dalle origini della Chiesa e del Collegio Apostolico giunge fino ad oggi
per precisare il ruolo e la missione di vescovi e sacerdoti e indicare al mondo ecclesiastico
il modo migliore per vivere la fedeltà a Cristo. C’era per noi Claudia Di Lorenzi: “Ogni
vescovo esprime (…) i tratti più caratteristici della vita della Chiesa, che è diffusione
perenne della buona dottrina evangelica, cooperazione efficace ai grandi problemi
della convivenza umana di ordine individuale, domestico e sociale, e nello stesso
tempo incoraggiamento a nulla temere dei contrasti (…) apprestati sul suo cammino”.
Così il cardinale Angelo Sodano, decano del Collegio Cardinalizio, tratteggia citando
Papa Giovanni XXIII la figura del vescovo: un ruolo che – esprime chiaramente nell’ultimo
volume dedicato ai 62 presuli da lui ordinati nei 30 anni del suo Episcopato - resta
immutato fin dagli albori della Chiesa, quando Cristo inviò nel mondo i 12 apostoli
a diffondere la buona novella. Nell’opera l’autore ricostruisce la propria genealogia
episcopale, ricordando i presuli attraverso i quali è stato tramandato fino a lui
il ministero dell’Episcopato, e ben chiarisce il significato della successione apostolica.
Ascoltiamo il cardinale Angelo Sodano: “La
continuazione ininterrotta degli anelli che ci legano al collegio apostolico - per
Pietro è più facile perché abbiamo documenti per il collegio apostolico - non è così
facile perché nel corso della storia sono aumentati i vescovi: all’inizio erano 12,
oggi i vescovi sono circa 4900”. Una continuità quella fra i
12 e i vescovi di oggi che non si esaurisce in un riduttivo passaggio di consegne.
Ancora il cardinale Sodano: “Non è solo la stessa dottrina degli
apostoli, ma anche è la persona stessa del successore degli apostoli che ha un vincolo:
un apostolo ha ordinato un altro, l’altro ha ordinato a sua volta un altro, così uno
riceve la grazia dell’episcopato da altri. Quindi, di anello in anello, si cerca di
ricostruire fin dove è possibile, questa catena che ci lega ai 12”.
Maestro
di Verità, Ministro di Grazia e Guida del popolo di Dio: questi - spiega il decano
del collegio cardinalizio – gli uffici di ogni successore degli Apostoli. Ma ogni
vescovo è stato e continua ad essere anche un sacerdote, ed in quanto tale deve fondare
la propria vita su quattro pilastri: Gesù, la Sacra Scrittura, la Chiesa e la Madonna.
A sottolinearlo è il cardinale Franciz Arinze, che nel suo volume
dedicato in particolare ai giovani sacerdoti ribadisce l’importanza di conformare
il proprio stile di vita a quello di Cristo, nel segno dell’obbedienza, la povertà
e la castità: “Si intende per obbedienza l'unità nella Chiesa
che inizia con Cristo. C’è unità tra i vescovi e il sacerdote, tra il sacerdote ed
il popolo, tra tutti noi e il Santo Padre. E’ in quel senso di fede che si capisce
perché il sacerdote deve obbedire ed avere anche buon senso, non come un militare
ma come uno che ha fede ed ha amore per Cristo e per la Chiesa. La povertà è anche
seguire Cristo: lui era povero, lui non era nell’aristocrazia. La castità: Cristo
ha vissuto così, sua madre, Giovanni, Paolo… E lui propone, non impone. L'evangelizzazione
si divide in tre elementi: benedire, predicare e raccogliere il popolo di Dio. Il
sacerdote compie questa missione sotto la direzione del vescovo, ma fondamentalmente
il sacerdozio è unico, il sacerdozio è di Cristo”. Un impegno
al quale il cardinale Arinze esorta i sacerdoti ricordando la grazia divina che sempre
accompagna il ministero sacerdotale: “Direi ad un giovane sacerdote
di percorrere una strada di sacrificio e di gioia: chi non vuol fare sacrifici non
avrà la vera gioia. Il dono che hai ricevuto viene da Cristo e non è qualcosa che
abbiamo inventato noi, dura da 2000 anni ed ha radici nel Vecchio Testamento ed è
molto prezioso”.
Un compito – conclude il porporato - nel quale ogni
sacerdote trova sostegno nella preghiera e nella fraterna condivisione con gli altri
ministri di Dio.