Il perdono vinca la violenza: così l’Avsi dopo l’uccisione di un operatore in Congo
Nonostante il dolore, la rabbia e la disperazione per questo brutale assassinio, “chiediamo
giustizia e non violenza”: è quanto afferma l'AVSI, l’Associazione volontari per il
servizio internazionale, dopo l’uccisione lunedì scorso, di uno dei suoi operatori,
Boduin Ntamenya, 52 anni, originario di Goma. “Boduin – spiega l’Avsi, Ong italiana
di ispirazione cattolica attiva nella Repubblica democratica del Congo dal 2002 -
è stato ucciso mentre cercava di migliorare le condizioni scolastiche di migliaia
di bambini che vivono in guerra”. Per sconfiggere la violenza – sottolinea l’Ong –
“abbiamo una sola arma efficace a nostra disposizione: il perdono. Un’arma difficile
da maneggiare. Un’arma che pare aumentare l’ira e lo sconforto invece di placarli.
Ma l’alternativa è la vendetta, che brucia ogni speranza di pace”. Anche l’Alto Commissariato
delle Nazioni Unite per i rifugiati condanna “l’assassinio a sangue freddo” dell’operatore
Avsi, esprimendo inoltre preoccupazione per gli oltre 10.000 sfollati che stanno cercando
rifugio nella missione dell’Onu a Rutshuru. Secondo l'agenzia delle Nazioni Unite,
i ribelli di Laurent Nkunda stanno cercando di impedire alle persone di andare nei
campi, perfino con detenzioni arbitrarie. Secondo le stime più recenti, sono circa
142.000 gli sfollati accolti nei 6 campi allestiti dall’organismo delle Nazioni Unite
nelle vicinanze di Goma. Il conflitto nel Nord Kivu - ricorda il Sir - si è intensificato
alle fine del 2006. Da gennaio 2008, sono in totale più di 846.000 gli sfollati nella
regione. (A.L.)