La Chiesa reagì subito alle Leggi razziali del 1938. Alle accuse di Fini replicano
gli storici Francesco Malgeri e Andrea Riccardi
Non è vero che la Chiesa italiana non si oppose alle Leggi razziali del 1938. Dal
mondo cattolico arriva secca la smentita alle parole del presidente della Camera,
Gianfranco Fini, che oggi a Montecitorio ha definito le Leggi razziali un’infamia
verso la quale neanche la Chiesa cattolica manifestò resistenza. A Fini ha immediatamente
risposto padre Giovanni Sale di Civiltà Cattolica, ricordando come la storia abbia
visto contrapposti Mussolini e Pio XI, il quale sia contro il razzismo che contro
le leggi razziali prese posizione di aperta condanna. Della stessa opinione è il professor
Francesco Malgeri, docente di storia contemporanea alla Facoltà di Scienze politiche
dell’Università La Sapienza di Roma. Francesca Sabatinelli lo ha intervistato:
R. - Mi
sembra un’affermazione eccessiva. Le reazioni ci furono e furono immediate, basti
pensare all’articolo sull’Osservatore Romano nel quale si denunciava un provvedimento
che innanzitutto veniva a colpire il Concordato. Si parla in questo articolo di vulnus
al Concordato. E inoltre, tutta un’altra serie di interventi e di prese di posizione
che certamente non condividevano il provvedimento che era stato adottato dal governo
fascista.
D. - Perché vengono sempre messe in discussione
le manifestazioni di resistenza o di reazione della Chiesa?
R.
- Difficile rispondere. Direi che negli ultimi tempi si è particolarmente accentuata
questa forma di giudizio, che non tiene conto poi della realtà storica. Penso a tutta
la polemica che è sorta anche recentemente sulla figura di Pio XII di fronte allo
sterminio degli ebrei. Forse bisognerebbe interrogare gli autori di queste polemiche
per cogliere il senso e il significato dei loro atteggiamenti.
D.
- Probabilmente ci si aspetta sempre, così come si riferiva probabilmente il presidente
della Camera, delle aperte condanne...
R. - Anzitutto,
la Chiesa deve muoversi su un piano legato anche alla sua collocazione sul piano diplomatico.
In occasione della guerra, poi, doveva tener conto anche dei rischi che determinati
atteggiamenti, particolarmente forti, potevano avere sul mondo cattolico, sulle popolazioni,
sui complessi problemi che in quel momento erano al centro della vita internazionale.
E, comunque, anche in occasione delle Leggi razziali, la Chiesa forse usò in un primo
tempo un atteggiamento più prudente, ma non mancano indubbiamente prese di posizione
da parte del clero, delle gerarchie ecclesiastiche, di condanna e comunque di presa
di distanza molto ferma rispetto a quelle leggi.
Il
prof. Andrea Riccardi, fondatore della Comunità di Sant’Egidio e ordinario
di Storia contemporanea presso la Terza Università degli Studi di Roma, ritiene che
il discorso di Fini sia stato corretto per molti aspetti, non però per quanto riguarda
le accuse alla mancata resistenza della Chiesa. Ascoltiamolo al microfono di Francesca
Sabatinelli:
R. - Io ho
letto il testo del presidente Fini e l’ho trovato un buon testo. E’ un buon testo
in un momento come questo: un momento molto difficile, direi, un momento drammatico.
Siccome l’Europa è un’Europa sperduta, è un’Europa spaesata, noi abbiamo una risorgenza
di antisemitismo, di antigitanismo, di movimenti di destra: quindi, è un testo buono,
una bella presa di distanza. C’è un punto, però, dove dice: “L’ideologia fascista
non spiega da sola l’infamia; c’è da chiedersi perché l’Italia cedette”, e osserva:
“Nemmeno da parte della Chiesa cattolica ci fu una resistenza”. Innanzitutto, la Chiesa
cattolica, a suo modo, resistette. Resistette in due fasi. Resistette alle leggi razziali,
questo va detto: abbiamo la dichiarazione di Pio XII sull’antisemitismo. Certo, resistette
come una forza debole quale era la Chiesa in una realtà di regime autoritario. E poi,
la Chiesa resistette durante l’occupazione tedesca con l’aiuto agli ebrei. Quindi,
mi sembra che la Chiesa, a suo modo, resistette. Il vero, grande problema è che quello
era il fascismo, una dittatura che non lasciava spazi e mortificava la libertà.
D.
- Professor Riccardi, quello di cui parla Fini - e che possiamo anche in qualche modo
riflettere sull’oggi - è quindi che spesso ci si aspetta dalla Chiesa un’aperta resistenza
quando, al contrario, il modo di agire è completamente diverso…
R.
- Sì. Ma poi va anche detto che qui si fa la storia con il senno di poi. Bisogna valutare
le condizioni, le possibilità… La Chiesa del 1938, del 1943, non era la Chiesa di
oggi. Inoltre, mi sembra che stiamo continuamente chiamando sul banco del correo la
Chiesa per tutto, anche perché ormai nella crisi di tutte le istituzioni resta l’unica
istituzione credibile e dunque vogliamo renderla imputata di tutto. Quindi, io sfumerei
un po’ il discorso del presidente Fini che pure, nella sua sostanza e nel suo quadro,
io apprezzo molto.