2008-12-16 15:23:51

Il cardinale Poletto sulla Fiat: servono aiuti e sobrietà di vita


La crisi che ha investito l’economia mondiale ha messo in grave difficoltà anche il mercato dell'auto, come testimonia il difficile negoziato in atto negli Stati Uniti a sostegno delle grandi case automobilistiche. Ieri, il cardinale arcivescovo di Torino, Severino Poletto, ha voluto prendere posizione in favore dei dipendenti della Fiat, invocando dal governo e dal parlamento italiani “un adeguato sostegno al settore” sulla scorta di quanto sta avvenendo in altri Paesi. Luca Collodi ha raccolto l’opinione del porporato:RealAudioMP3

R. - La mia impressione è che le banche non si sono mai tirate indietro, neanche quattro anni fa quando la Fiat era in seria difficoltà. Non l’hanno fatto quattro anni fa, non credo lo facciano adesso che la Fiat, di per sé, ha ossa ben più consistenti e ben più solide rispetto a quattro anni fa. Io, come dicevo anche ieri incontrando i giornalisti, quest’anno sono andato all’incontro che, a fine anno, i dirigenti Fiat fanno per fare il punto della situazione. Normalmente non vado, perché sotto Natale non ho il tempo. Ma quest’anno ho voluto andare per sentire direttamente la situazione e parlando “a tu per tu” - prima che cominciasse la cerimonia ufficiale - sia Marchionne, l’amministratore delegato della Fiat, sia Luca Cordero Di Montezemolo, il presidente, li ho sentiti molto determinati. Hanno detto: “Sappiamo che la crisi c’è, ma noi, oggi, siamo forti e siamo preparati ad affrontarla e quindi l’affrontiamo da un punto di forza, non aspettiamo che qualcuno ci scelga - perché indubbiamente bisognerà che cerchino, in certo qual senso, dei partner e qualche altro gruppo automobilistico. Ci sentiamo in una posizione di forza, non in una posizione di debolezza”. Noi abbiamo bisogno, anche se la Fiat si unisse ad un’altra importante casa automobilistica, che non si lasci sradicare da Torino e dall’Italia: io l’ho definita un po’ la spina dorsale del manifatturiero, dell’industria metalmeccanica italiana. Io credo che dobbiamo, anche questa volta, accettare un momento di difficoltà. La cassa integrazione è indubbiamente una sofferenza per le famiglie e per gli operai che devono vivere ma ringraziamo il Signore che c’è. Io mi auguro che venga estesa anche ai precari, mi auguro che il governo prenda la decisione di estendere gli ammortizzatori sociali anche agli operai precari perché questi, quando sono messi in cassa integrazione, non hanno la cassa, non hanno nulla.

 
D. - Questa crisi viene da lontano: sta colpendo ora il territorio locale e non solo in Italia. Ma alla base di tutto questo, c’è ancora l’uomo per un uso scorretto della ricchezza?

 
R. - Io ritengo che, intanto, non bisogna perdere la fiducia nella provvidenza di Dio: questa crisi come in passato - ci sono state altre crisi, ma sono sempre state superate - sarà più o meno lunga, ma anche da questa crisi si uscirà perché, per forza di cose, chi ha la responsabilità a livello anche internazionale dovrà mettere regole soprattutto alla finanza "avventuriera" e direi anche eticamente illecita e bisognosa di norme. Secondo me - e l'ho anche scritto nel mio messaggio - il fatto è che una crisi può essere anche provvidenziale, perché ci induce ad esaminarci se per caso il nostro stile di vita, spesso impostato al di sopra delle reali possibilità delle famiglie, non sia da ridimensionare. Se non sia il caso di educarci ad una maggior sobrietà, alla rinuncia di cose non necessarie, educando anche i bambini, i giovani, a non avere sempre tutto e subito. In una parola, a dare alla nostra vita una proporzione di rapporto con le risorse, con le entrate, che sia più equilibrata rispetto a ciò che si spende.







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