Dopo la breve tregua domenicale il maltempo ha ripreso a colpire l’Italia con nevicate
abbondanti sul nord ovest e sull’Appennino Ligure. Piogge intense al centro sud con
venti di scirocco. A Roma la protezione civile continua a monitorare i livelli dei
fiumi e fino a mercoledì non sono previsti miglioramenti. Piogge intense anche nel
resto d’Europa: ieri un ondata di maltempo nel centro e sud est della Francia ha provocato
tre morti e ha lasciato senza energia elettrica 100mila famiglie. Ma si può parlare
di straordinarietà o di un fenomeno da inscriversi nell’ambito dei cambiamenti climatici
di cui tanto si parla? Paolo Ondarza lo ha chiesto a Vincenzo Altale,
climatologo dell’Enea – Ente per le Nuove Tecnologie, l’Energia e l’Ambiente:
R. - Se cerchiamo
una relazione tra eventi estremi, come quelli a cui stiamo assistendo in questi giorni,
e cambiamenti climatici già in atto - è difficile, stabilire una reale e concreta
connessione, in quanto non abbiamo una statistica completa. Fino ad adesso fenomeni
estremi di piogge così abbondanti si sono verificati nella normalità con delle periodicità
molto lunghe, cioè uno ogni trenta-quarant’anni. Ma questi fenomeni appartengono anche
alla tipologia di eventi metrologici che si aspetta, soprattutto nell’area mediterranea,
in relazione all’aumento della temperatura superficiale del mare e al surriscaldamento
globale.
D. – L’abbondanza delle piogge è comunque
un fatto rilevante, da non sottovalutare…
R. – Si,
si. Si tratta di fenomeni, che si stanno verificando nell’interfaccia tra le perturbazioni
africane e quelle provenienti dal nord-Atlantico; a risentirne è proprio l’area di
confine tra la Sardegna e l’Italia centrale. In queste località c’è una reale possibilità
che questi eventi assumano caratteristiche così intense e drammatiche.
D.
– Ma si possono prevenire questi eventi climatici?
R.
– Il cambiamento climatico è difficile frenarlo. La prima cosa che dobbiamo fare è
assumere dei piani di azione che contrastino e che possano ridurre i danni sul territorio.
Quindi parliamo di una sfida sociale, politica, economica, industriale.
D.
– Una sfida da prendere sul serio, per evitare di oscillare tra allarmismi e indifferenza…
R.
– Io non sono mai, nelle mie risposte, molto allarmista; cerco di mantenere i piedi
per terra e di comprendere ed analizzare. Perché un eccesso di allarmismo produce,
paradossalmente, indifferenza, sia nel mondo politico che nel singolo cittadino. Invece
il problema è serio, non si sa esattamente come può evolvere la situazione e quali
sono i tempi di scala dell’evoluzione di questi processi, ma c’è sicuramente una tendenza
a fenomeni di questa tipologia.