Il Papa riceve don Julián Carrón. Intervista con il presidente di CL
Benedetto XVI ha ricevuto stamani, in Vaticano, don Julián Carrón, presidente
della Fraternità di Comunione e Liberazione. Al termine dell’udienza, il successore
di don Giussani si è soffermato con Alessandro Gisotti sul significato di questo
incontro con il Santo Padre:
R. – Un anno
dopo l’incontro di Piazza San Pietro di tutto il movimento di Comunione e Liberazione
con il Papa, abbiamo chiesto di poterlo rivedere per raccontargli quello che è successo
e condividere con lui i frutti di quell’incontro.
D.
– Sappiamo quanto Joseph Ratzinger prima e Benedetto XVI poi sia legato a CL e alla
figura di don Giussani. Basti pensare alla rivista “Communio”... Questo, chiaramente
è importante per voi…
R. – Assolutamente! Per la
nostra storia è stato molto significativo per il rapporto che don Giussani ha sempre
mantenuto con l’allora cardinale Ratzinger. Noi, soprattutto adesso, sentiamo il suo
Magistero decisivo per la nostra vita di movimento, per la nostra storia. Siamo sempre
molto attenti a quello che il Papa ci dice, per orientarci nella nostra strada.
D.
– Sappiamo quanto Comunione e Liberazione sia impegnata nell’evangelizzazione nel
mondo della cultura…
R. – Noi siamo attenti a tutto
quanto il Papa dice riguardo alla presenza culturale della fede. Per esempio, noi
abbiamo apprezzato tantissimo, oltre il grande discorso di Regensburg, il recente
discorso fatto a Parigi, agli uomini di cultura, che noi abbiamo distribuito a tutto
il movimento. Ci siamo impegnati a presentarlo ovunque. Diffondere questa perfezione
della cultura che nasce dall’appartenenza all’esperienza cristiana, che è in grado
di generare un’umanità con una razionalità tutta aperta, come il Papa ci testimonia
in continuazione.
D. – Il tema dell’ultimo meeting
di Rimini era “Protagonisti o nessuno”. Ecco, questo tema è particolarmente significativo
in un periodo come l’Avvento, in cui aspettiamo Qualcuno, quel Qualcuno che cambia
la vita di ogni uomo…
R. – Assolutamente! Per noi
questo è decisivo perché è l’incontro con l’unico protagonista della storia a rendere
gli uomini protagonisti, altrimenti siamo sazi, travolti dal torrente delle circostanze,
dell’ideologia, dei nostri pensieri, dei nostri sentimenti, e soltanto l’incontro
con Lui che - per usare una parola grata a don Giussani - “calamita” tutto l’essere,
tutta l’affezione, tutta la ragione, che può veramente far sì che un uomo sia un protagonista
della vita, e perciò dia un contributo reale al rinnovamento della società, un contributo
per una umanità diversa.