2008-12-15 15:07:11

Convegno internazionale all'Angelicum su "Donne e diritti umani"


“Donne e diritti umani”: questo il titolo del Convegno internazionale che si è svolto nei giorni scorsi presso l’Angelicum, la Pontificia Università San Tommaso d’Aquino di Roma. Al centro dei lavori, la riflessione sul legame indissolubile tra i diritti delle donne, il concetto cristiano di persona e il rispetto della vita. Nelle sue conclusioni, il convegno ha inoltre ribadito l’importanza della Dichiarazione universale dei Diritti Umani, di cui quest’anno ricorre il 60.mo anniversario. Isabella Piro ne ha parlato con la prof.ssa Helen Alford, decano della Facoltà di Scienze Sociali dell’Angelicum:RealAudioMP3

R. – La Dichiarazione stessa è fondata su un’idea oggettiva del fondamento dei diritti umani. Possiamo chiamare questo fondamento legge naturale, diritto naturale, ma la cosa importante, che è poi la cosa oggettiva, è che noi non creiamo, ma riconosciamo – e tutti gli uomini di buona volontà lo possono fare – gli elementi di questa legge.

 
D. – Di qui, quale conclusione trarre?

 
R. – Se non abbiamo un’idea della persona fatta a immagine e somiglianza di Dio è molto più difficile per noi riconoscere che la dignità dell’uomo comincia con l’inizio della vita e finisce con la fine della vita. E’ molto più probabile che la gente oggi adotti un’idea variabile della dignità. I cristiani hanno un ruolo molto importante nel rinforzare l’idea che la dignità umana cominci con l’inizio della vita, dal concepimento, e vada fino alla fine della vita, ma è sempre uguale: abbiamo sempre la stessa dignità. E in conclusione si vede quanto la Chiesa sia impegnata nella difesa dei più deboli, degli esclusi, dei più piccoli, e quanto sia importante questo impegno concreto.

 
D. – Quali sono a suo parere i Paesi in cui i diritti delle donne sono maggiormente a rischio?

 
R. – Ci sono alcuni Paesi dove sembra ovvio che i diritti delle donne siano a rischio. Si potrebbe pensare all’Arabia Saudita, per esempio. Ma secondo me questo sarebbe un giudizio superficiale, perché ci sono almeno due altri modi con cui si possono minacciare i diritti delle donne. Pensiamo alla Cina, per esempio, dove sembra che dopo il comunismo le donne abbiano gli stessi diritti degli uomini. Invece, nel campo della riproduzione, come sappiamo, il governo ha adottato la politica di "un bambino solo" per ogni famiglia e questo nega fortemente il diritto più profondo della donna. Se si pensa all’Occidente, c’è la grande diffusione di una mentalità che strumentalizza il corpo della donna. Se si pensa quanto sia grande il mercato della pornografia, quante donne siano “trafficate” in Occidente per abuso sessuale, vediamo che i diritti delle donne sono molto a rischio. Quindi, direi che nei vari Paesi del mondo ci sono rischi diversi e i cristiani devono essere coscienti dei rischi particolari dei loro Paesi e devono agire contro questi rischi in concreto, a livello locale.

 
D. – A questo proposito cosa si può fare concretamente per migliorare la situazione?

 
R. – Ci vuole un’azione a tre livelli. Prima ci sono gli intellettuali, che devono sempre far passare questo messaggio, e cioè che i diritti umani sono essenziali nella nostra società. Far capire di cosa si tratta, quando si parla di diritti umani: diritti fondati sul riconoscimento di una natura oggettiva dell’uomo. Seconda cosa: un’azione a livello politico di bravi politici che cerchino di portare avanti sistemi sociali di welfare e sistemi economici che promuovano realmente l’uomo e la difesa, la tutela dei suoi diritti. E poi, anche un’azione diretta nella difesa dei più poveri, delle persone più a rischio, come fanno molti ordini religiosi, molti cristiani attraverso le organizzazioni non governative e i settori no profit. Molti cristiani sono impegnati a questo livello per la difesa dei diritti umani.







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