Convegno internazionale all'Angelicum su "Donne e diritti umani"
“Donne e diritti umani”: questo il titolo del Convegno internazionale che si è svolto
nei giorni scorsi presso l’Angelicum, la Pontificia Università San Tommaso
d’Aquino di Roma. Al centro dei lavori, la riflessione sul legame indissolubile tra
i diritti delle donne, il concetto cristiano di persona e il rispetto della vita.
Nelle sue conclusioni, il convegno ha inoltre ribadito l’importanza della Dichiarazione
universale dei Diritti Umani, di cui quest’anno ricorre il 60.mo anniversario. Isabella
Piro ne ha parlato con la prof.ssa Helen Alford, decano della Facoltà di
Scienze Sociali dell’Angelicum:
R. – La Dichiarazione
stessa è fondata su un’idea oggettiva del fondamento dei diritti umani. Possiamo chiamare
questo fondamento legge naturale, diritto naturale, ma la cosa importante, che è poi
la cosa oggettiva, è che noi non creiamo, ma riconosciamo – e tutti gli uomini di
buona volontà lo possono fare – gli elementi di questa legge.
D.
– Di qui, quale conclusione trarre?
R. – Se non abbiamo
un’idea della persona fatta a immagine e somiglianza di Dio è molto più difficile
per noi riconoscere che la dignità dell’uomo comincia con l’inizio della vita e finisce
con la fine della vita. E’ molto più probabile che la gente oggi adotti un’idea variabile
della dignità. I cristiani hanno un ruolo molto importante nel rinforzare l’idea che
la dignità umana cominci con l’inizio della vita, dal concepimento, e vada fino alla
fine della vita, ma è sempre uguale: abbiamo sempre la stessa dignità. E in conclusione
si vede quanto la Chiesa sia impegnata nella difesa dei più deboli, degli esclusi,
dei più piccoli, e quanto sia importante questo impegno concreto.
D.
– Quali sono a suo parere i Paesi in cui i diritti delle donne sono maggiormente a
rischio?
R. – Ci sono alcuni Paesi dove sembra ovvio
che i diritti delle donne siano a rischio. Si potrebbe pensare all’Arabia Saudita,
per esempio. Ma secondo me questo sarebbe un giudizio superficiale, perché ci sono
almeno due altri modi con cui si possono minacciare i diritti delle donne. Pensiamo
alla Cina, per esempio, dove sembra che dopo il comunismo le donne abbiano gli stessi
diritti degli uomini. Invece, nel campo della riproduzione, come sappiamo, il governo
ha adottato la politica di "un bambino solo" per ogni famiglia e questo nega fortemente
il diritto più profondo della donna. Se si pensa all’Occidente, c’è la grande diffusione
di una mentalità che strumentalizza il corpo della donna. Se si pensa quanto sia grande
il mercato della pornografia, quante donne siano “trafficate” in Occidente per abuso
sessuale, vediamo che i diritti delle donne sono molto a rischio. Quindi, direi che
nei vari Paesi del mondo ci sono rischi diversi e i cristiani devono essere coscienti
dei rischi particolari dei loro Paesi e devono agire contro questi rischi in concreto,
a livello locale.
D. – A questo proposito cosa si
può fare concretamente per migliorare la situazione?
R.
– Ci vuole un’azione a tre livelli. Prima ci sono gli intellettuali, che devono sempre
far passare questo messaggio, e cioè che i diritti umani sono essenziali nella nostra
società. Far capire di cosa si tratta, quando si parla di diritti umani: diritti fondati
sul riconoscimento di una natura oggettiva dell’uomo. Seconda cosa: un’azione a livello
politico di bravi politici che cerchino di portare avanti sistemi sociali di welfare
e sistemi economici che promuovano realmente l’uomo e la difesa, la tutela dei suoi
diritti. E poi, anche un’azione diretta nella difesa dei più poveri, delle persone
più a rischio, come fanno molti ordini religiosi, molti cristiani attraverso le organizzazioni
non governative e i settori no profit. Molti cristiani sono impegnati a questo livello
per la difesa dei diritti umani.