Nuovi sforzi della comunità internazionale per il Medio Oriente
La comunità internazionale torna ad occuparsi della difficile situazione mediorientale.
I rappresentanti del cosiddetto Quartetto di mediatori, formato da Onu, Unione Europea,
Stati Uniti e Russia, si incontrano domani al Palazzo di Vetro. Il primo ministro
britannico, Gordon Brown, vedrà a Londra i primi ministri israeliano e palestinese,
Ehud Olmert e Salam Fayyad, mentre martedì il Consiglio di Sicurezza delle Nazioni
Unite discuterà il processo di pace con l’obiettivo di approvare una dichiarazione
in appoggio dei progressi già realizzati e incoraggiarne il proseguimento. Sempre
preoccupante, inoltre, la situazione umanitaria della popolazione palestinese a Gaza,
terreno di continue schermaglie spesso rimasto isolato. Ma quali sono le prospettive
di questi nuovi incontri diplomatici? Giancarlo La Vella lo ha chiesto a Maria
Grazia Enardu, docente di Relazioni Internazionali all’Università di Firenze,
esperta di Medio Oriente:
R.
– Per quanto riguarda la riunione del Quartetto, molto poche, anche perché uno degli
elementi chiave del Quartetto, Condoleeza Rice, è un segretario di Stato in uscita.
Quindi, questo è letteralmente il suo addio alla diplomazia mediorientale. E’ naturalmente
un incontro interlocutorio anche perché il 10 febbraio si terranno in Israele le elezioni
e quindi cambierà il quadro israeliano.
D. – E’ molto
probabile che alla luce di questi mutamenti politici bisognerà comunque attendere
altre settimane per riprendere a parlare di Medio Oriente?
R.
– Per vedere risultati bisognerà veramente aspettare, probabilmente un anno, perché
oltre alle scadenze elettorali già indicate, a gennaio 2010 dovrebbero completarsi
le elezioni palestinesi, con le elezioni del parlamento palestinese. Teoricamente,
il prossimo gennaio dovrebbe essere eletto il presidente palestinese, ma per molteplici
ragioni si faranno scivolare queste elezioni all’anno successivo. Finché non c’è da
tutte e due le parti, Israele e Palestina, un interlocutore in grado di prendere vere
decisioni, gli americani o il Quartetto non avranno interlocutori forti con cui discutere.
D’altra parte, è anche vera un’altra cosa: probabilmente il presidente Obama si concentrerà
sui problemi interni dell’economia americana, che sono colossali.
D.
– Si potrà riuscire a mettere comunque in evidenza l’emergenza umanitaria (soprattutto
a Gaza) della popolazione palestinese?
R. – Gaza è un
problema totalmente diverso. Sembra un problema politico ma in realtà è un problema
umanitario. E’ qualcosa che si sta incancrenendo al di là di quanto sia umanamente
immaginabile e non può che nuocere a tutti gli assetti dell’area. Ci vuole un governo
israeliano forte. L’attuale governo, al contrario, dovendo sempre rispondere all’opinione
pubblica degli effetti dei continui lanci di razzi kassam, non è in grado di prendere
decisioni liberatorie su Gaza.